Essere cristiano sapendo chiedere perdono a Dio
La “Confessione” si colloca all’interno della più ampia cerchia dei sette Sacramenti, segni e strumenti efficaci di Grazia, istituiti da Gesù e affidati alla Chiesa ed è considerato il sacramento della guarigione spirituale. In quanto tale, quindi, nel tempo liturgico della Quaresima, periodo di penitenza della durata di quaranta giorni (dal mercoledì delle ceneri fino al sabato Santo) ciascun battezzato è chiamato a prepararsi, sentendosi chiamato, a camminare verso l’ascolto della Parola di Dio, la conversione dagli idoli, la comunione con Dio e i fratelli e la solidarietà con i più deboli e poveri, condizioni queste per poter meglio definire i tratti della Pasqua. Il sacramento della confessione si presenta come sacramento della penitenza, del perdono, della riconciliazione. La costituzione dogmatica del Concilio Ec.Vaticano II “Lumen gentium” al n. 11 recita: <<Coloro che si accostano al Sacramento della Penitenza ricevono dalla misericordia di Dio il perdono delle offese fatte a Lui e insieme si riconciliano con la Chiesa, alla quale hanno inflitto una ferita col peccato e che coopera alla loro conversione con la carità, l’esempio e la preghiera>>. “Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra contro di lei. (…) Và e d’ora in poi non peccare più” (Gv 8,7.11). Ma chi è senza peccato? Chi non ha bisogno del perdono di Dio? “Scoprirsi” peccatori è la prima tappa del suddetto cammino, lungi da una mera ammissione teorica, bensì attraverso un’intima esperienza: il pentimento. Solo dopo aver effettuato un attento esame di coscienza, ci si impegna ad allontanare il peccato, ma risulta spesso necessario un “trapianto del cuore”, che, lacerato da uno stato di radicale debolezza, si converte, aprendosi alla certezza della liberazione e riconciliazione con Dio e i fratelli.