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I Carmelitani a Pozzo di Gotto Presenza antica, umile e attiva nel territorio


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Nel Tempo Pasquale, cioè nei cinquanta giorni che vanno da Pasqua a Pentecoste, al santuario della Madonna del Carmelo, luogo caro ai pozzogottesi, si celebrano di settimana in settimana, con la recitazione di una preghiera mariana per il Periodo Pasquale dal titolo “Rallegrati Maria” (una volta dette Allegrezze), i cosiddetti “Mercoledì Solenni” in memoria di Maria che rimase nel Cenacolo con gli apostoli in attesa della discesa dello Spirito Santo. In questo lasso di tempo il Carmine diventa, quasi come nei giorni della festa, meta di molti pellegrini e devoti provenienti da varie parti della città e non solo i quali, sicuramente, pur frequentando da sempre il Santuario, poco o nulla sanno sulle origini di questa chiesa e sulla presenza a Pozzo di Gotto della comunità carmelitana nel corso dei secoli e, in particolare, oggi. E così conversando con fra Egidio abbiamo raccolto alcune informazioni al riguardo. Il primo insediamento carmelitano sull’attuale collina, dove già vi era una chiesa dedicata all’apostolo Andrea i cui resti adesso si trovano nella parte del Presbiterio della chiesa oggi dedicata alla Madonna del Carmelo, risale al lontano 1583.

Nel 1860, al tempo della spedizione Garibaldina, il convento non venne chiuso ma adibito ad ospedale militare e, successivamente, ad ospedale civile. Nel corso dei secoli è andata crescendo fino a radicarsi nel cuore e nell’animo dei tanti fedeli la devozione verso Maria “Mater et Decor Carmeli ” grazie, certamente, anche all’opera dei diversi frati che si sono susseguiti nel tempo fino ai giorni nostri e dunque fino ai quattro carmelitani che attualmente abitano il convento a alla cui cura è affidato l’antico santuario. Padre Alberto (il priore), padre Aurelio, padre Gregorio e, il già citato, fra Egidio arrivano a Pozzo di Gotto nel 1981 con un nuovo e, finora unico, progetto concordato con i Provinciali d’Italia che, secondo lo statuto, prevede uno stile di vita di accoglienza e di fraternità fondato sull’ascolto della Parola di Dio, sulla preghiera, sul dialogo con la società e su un significativo inserimento nel tessuto ecclesiale e sociale. Da ben trentaquattro anni, dunque, essi cercano costantemente di mettere in pratica tutto ciò; infatti, le loro giornate, oltre ad essere scandite dagli orari prestabiliti per la preghiera e la meditazione personale, trascorrono tra i vari impegni e le varie attività che vengono svolte all’interno e all’esterno del santuario. All’interno i frati dedicano ogni venerdì alla lectio divina comunitaria sul Vangelo della Domenica e, inoltre, organizzano i “mercoledì della spiritualità” e i “mercoledì della Bibbia”, nel periodo invernale e, in estate, due “settimane residenziali”, una Biblica e una di spiritualità con la presenza sia di visitatori che di relatori provenienti da diversi luoghi. All’esterno i nostri carmelitani sono impegnati nell’insegnamento all’istituto teologico “San Tommaso” di Messina e allo “Studio Teologico” di Catania e sono presenti nel territorio cittadino sia con la collaborazione per la formazione vicariale dei laici sia, con padre Gregorio, alla “Casa di solidarietà e accoglienza” di padre Pippo Insana. Fino ad alcuni anni fa, poi, p. Aurelio, coadiuvato da p. Alberto, è stato presente, da cappellano dell’ospedale “Cutroni Zodda”, tra i sofferenti e gli ammalati. Fra Egidio ci informa, inoltre, che dal 1987 sono loro ad occuparsi della redazione e della stampa di “Horeb”, il quadrimestrale carmelitano di riflessione e formazione per quanti desiderano coltivare una spiritualità che assuma e valorizzi il quotidiano. In conclusione, dopo aver raccolto tali informazioni, non possiamo non pensare alla grande, preziosa e antica ricchezza che il nostro territorio parrocchiale ha avuto l’onore, oggi come ieri, di conservare e non possiamo di tutto ciò non ringraziare il Signore, nella speranza che questo imponente e rigoglioso albero, rappresentato dalla fraternità carmelitana, piantato alla fine del ‘500 trovi, nel futuro, altri disposti a curarlo e a raccoglierne i copiosi frutti.

 
 
 

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Creato da Filippo Maniscalco

Gestito Antonino Cicero

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