Castroreale: con i "rifugiati" dello Sprar
Quando tre anni fa mi sono avventurata in questa esperienza lavorativa pensavo fosse qualcosa che di sicuro mi avrebbe cambiato la vita e il modo di approcciarmi ad essa; la diversità è un qualcosa che o ci affascina o ci spaventa, ebbene, io appartengo alla prima categoria di persone.
A volte mi sono chiesta quanto i pregiudizi ci spingano a vedere le cose in modo così lontano dalla realtà, eppure, quando ho conosciuto Masuma e Shamsia due splendide e forti donne Afgane mi sono domandata perché nei miei pensieri, prima di incontrarle, le immaginavo con il burka e sottomesse totalmente ai mariti, ebbene, mi sbagliavo, loro, anche a differenze di tante donne occidentali, sono e saranno sempre, per me, un esempio di forza, caparbietà e tenacia, donne di seconda generazione che ribellatesi al regime hanno guidato marito e figli alla volta di una nuova vita, liberi.
E che dire dei bimbi autentiche meraviglie della natura, dagli occhi grandi e dal cuore immenso anche a loro va spesso il mio pensiero, dove saranno? Ovunque, ma mi auguro felici; bimbi che ancora si stupiscono davanti ad un giocattolo o che ti riempiono di baci per una caramella.
Infine, gli uomini, condottieri di guerre mai volute e di percorsi mai completati, che, per garantire un futuro alla loro famiglia hanno lasciato la casa e i cari… non so quanti di noi avrebbero potuto resistere al pensiero di non rivedere mai più un padre, una madre o un fratello e vivere le giornate sperando che, dall’altra parte del mondo, qualcuno risponda al telefono per dire: “tranquillo, sto bene” perché sapete ci sono giornate in cui il telefono continua a squillare e non risponde nessuno e l’angoscia di quei momenti è difficile da esprimere, io, in quegli interminabili giorni, mi limito a dire, poche, anzi, pochissime parole di conforto, perché, so che valgono veramente niente, poi, per fortuna arriva il momento in cui qualcuno risponde e allora la tensione si scioglie in un attimo, ma capita anche che al telefono non risponda mai nessuno e allora la speranza lascia spazio solo al dolore.
A volte penso che lavorare con queste meravigliose persone ha arricchito il mio io e mi ha reso migliore perché, forse, oggi, ho più consapevolezza di quanto sono fortunata e di quanto il poco a volte è tutto.