Diventare cristiani. Un dono e una scelta
Con un fugace sguardo a ciò che avviene nella nostre comunità parrocchiali durante la Messa, cosiddetta, di prima Comunione, o nel rito della Cresima o durante un Battesimo di un bambino, ci si accorge che sono molti quei cattolici che considerano i Sacramenti solo come delle “cerimonie” vuote, ignorando il loro vero significato: incontri di salvezza con il Signore Gesù nella Chiesa. Con la diffusione della pratica del battesimo dei piccoli si può dire che abbiamo ereditato un Cristianesimo che in fondo non è frutto di una decisione personale di fede, ma di “convenienza” sociale. La fede, invece, è un incontro vivo, personale con Gesù il Vivente, che ci fa entrare nel mistero della Trinità e nella famiglia ecclesiale donandoci una vita nuova. Questo significa essere salvati. Questo significa essere iniziati al Cristianesimo. Ma quanti cattolici hanno consapevolezza di questo?
Da più di 20 anni i vescovi italiani chiamano le comunità parrocchiali ad un cambiamento “urgente” della catechesi diventata sterile, insoddisfacente, fallimentare (malgrado l’impiego di risorse e di tempo), poiché non riesce più a generare cristiani maturi, convinti, innamorati di Cristo e dunque capaci di vivere il Vangelo e di attrarre gli altri verso di esso. Nei primi cinque secoli dell’era cristiana il “catecumenato”, un lungo e strutturato periodo, caratterizzato per adulti e giovani dall’ascolto della Parola, la celebrazione, la preghiera, il cambiamento di vita secondo il Vangelo, espresso nell’impegno di tutti i giorni, garantiva una consapevolezza e “maturità” della fede. I Sacramenti venivano donati nella notte di Pasqua e secondo l’ordine antico, l’unico teologicamente accreditato: Battesimo – Confermazione – Eucaristia. Fu nei secoli successivi, quando il Cristianesimo era dovunque diffuso e cristiani si nasceva in quanto si era affermata una prassi generalizzata del battesimo dei bambini, che si ruppe l’unità dei tre Sacramenti e la Cresima fu rimandata al momento della visita pastorale, rara, del vescovo.
La nuova situazione storico- culturale che stiamo vivendo ha indotto i vescovi italiani, attraverso vari documenti, a considerare l’ipotesi di una catechesi che si ispiri al modello catecumenale, che più e meglio possa parlare al cuore delle persone del nostro tempo, una catechesi di Iniziazione che evangelizzi, che coinvolga maggiormente le famiglie, che accompagni gradualmente e sistematicamente attraverso una pluralità di figure validamente formate, i candidati alla vita nuova in Cristo. Una catechesi in cui si faccia esperienza di chiesa, di ascolto della Parola, di servizio. Educare alla vita di fede non è solo istruzione è, soprattutto, questione di cuore e dunque di incontro col Signore che salva. E Gesù ci incontra nel mondo e nelle situazioni che abitiamo e che sono le più diverse.
Anche la diocesi di Messina incomincia a pensare una “sperimentazione”, nonostante numerose perplessità