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Fabio Cattafi. Diacono della chiesa locale


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Una delle domande che più frequentemente mi viene rivolta è proprio questa: «Perché hai deciso di diventare prete?». Non riesco mai a dare una risposta esaustiva, forse perché il mistero della vocazione è qualcosa che va oltre una comprensione del tutto razionale e, trattandosi di un mistero d’amore, lo si può capire solo facendo vibrare le corde del cuore. Ho deciso di diventare prete perché innanzitutto ho sperimentato nella mia vita, sin da bambino, l’amore di Dio. Un amore non astratto, ma che si è manifestato nel quotidiano e ha assunto forme concrete: l’amore vissuto nella mia famiglia, nella mia comunità parrocchiale, nella vita di tanti sacerdoti che con zelo servivano la Chiesa e che suscitavano in me il desiderio di imitarli.

Un’altra domanda molto frequente è: «Per chi vuoi essere prete?». Se citassi una categoria di persone piuttosto che un’altra già tradirei la mia missione. Vorrei essere prete per tutti, senza distinzione! Utilizzando la metafora evangelica del pastore e delle pecore, vorrei essere prete per le pecore che docilmente seguono il pastore e per quelle che invece hanno bisogno di essere condotte passo dopo passo, per quelle sane e per quelle malate, per quelle giovani e quelle anziane. Vorrei che la mia missione sacerdotale potesse racchiudersi in queste tre parole: sempre, ovunque, per tutti.

Ma spesso mi chiedo in che modo si possa realizzare ciò. Sono consapevole che la missione che ho ricevuto richieda un impegno che supera di gran lunga le mie capacità, ma ho la certezza che non sarò solo, ma che il Signore rivolga anche a me le stesse parole che un giorno rivolse ai profeti: «Coraggio, non temere, io sarò con te».

Desidero consegnarvi le parole di un grande vescovo, don Tonino Bello, che in maniera straordinaria ha saputo sintetizzare il senso profondo della vocazione sacerdotale: «Vocazione. è la parola che dovresti amare di più. Perché è il segno di quanto sei importante agli occhi di Dio. è l’indice di gradimento, presso di Lui, della tua fragile vita. Si, perché, se ti chiama, vuol dire che ti ama. Gli stai a cuore, non c’è dubbio. In una turba sterminata di gente risuona un nome: il tuo. Stupore generale. A te non aveva pensato nessuno. Lui sì!».


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