Una città "colorata" da ripensare
Che Barcellona P.G. sia, tra i centri della provincia, la più popolata da immigrati è sotto gli occhi di tutti. Rumeni, albanesi, senegalesi , cittadini del Kerala, marocchini e tunisini, polacchi… cinesi, li incontri per le strade, nei negozi, a scuola, nei campi, al bar, nelle strutture sanitarie; sono cattolici, cattolici di rito siro-malabarita, ortodossi, evangelici, islamici, praticanti e non praticanti, occupati, disoccupati, alla ricerca di una qualche occupazione, scolarizzati e non, tutti con una storia alle loro spalle, hanno scelto – almeno temporaneamente o da decenni – di abitare tra noi con un permesso di soggiorno o da irregolari, desiderosi di integrarsi o chiusi nel loro gruppo etnico-religioso. Da qualche anno è presente sul territorio anche la SPRAR.
Società civile, istituzioni ed ente locale, comunità cristiane devono fare i conti con una realtà che, certo, non si può ritenere un’emergenza “immigrati”.
Volente o nolente, ogni giorno, la comunità parrocchiale di S. Maria Assunta si confronta con queste famiglie o con singoli “stranieri” alle prese con il problema alloggio, occupazione, salute, alimentazione, vestiario, scuola, tempo libero, esperienza di fede. Qualcosa è stato realizzato da molti anni, molto resta da realizzare, da parte di tutti i membri, per una crescita cosmopolita della città, dove ogni cittadino ha pari dignità in un processo osmotico