Sballo e vuoto educativo
Adolescenti piegati in due o incapaci di reggersi in piedi dopo un mix di alcol e droghe sintetiche; ragazzi che, improvvisamente, agonizzano e muoiono in discoteca o sulla spiaggia mentre il popolo della notte continua nella sua fuga dalla realtà. Sì, ragazzi, perché l’età media dei consumatori abituali di droghe, alcool e anfetamine negli ultimi anni si è costantemente abbassata: i “caduti della movida”, così definiti in articolo pubblicato sull’“Osservatore Romano”, sono sempre più giovani, sempre più piccoli. Può mai bastare la chiusura temporanea di qualche nota discoteca dopo tragici fatti di cronaca? No, non può bastare. Passata la tempesta mediatica, chiuso un locale, dopo poco ne apre un altro che farà “tendenza” tra il popolo della notte. Lo Stato è capace di dare risposte politiche per prevenire lo sballo? Forse in questo momento non ne ha la forza sufficiente.
Perché mai, piuttosto, sempre più ragazzi cercano nella notte un’ebbrezza tanta esasperata fino a consumare il loro giorno, loro stessi? Quale vuoto esistenziale tentano di colmare giocandosi la propria vita a una sorta di roulette russa con i mix micidiali che assumono? Come mai sempre più giovani non hanno più il senso del limite, non sanno distinguere tra un sano divertimento, anche in una discoteca accanto ad amici veri, ed esperienze pericolose, da non provare? Come mai tanti genitori, insegnanti e altre figure educative non fanno capire l’importanza di saper scegliere tra cosa è giusto e cosa è sbagliato, tra le esperienze che si possono provare e quelle da cui tenersi alla larga? In altri termini, come mai non si riesce a insegnare ai più giovani la differenza tra Bene e Male?
Forse è tempo che gli adulti, ognuno nel proprio ruolo, si riapproprino della funzione di modello di riferimento a cui in molti casi si è rinunciato, a volte con rassegnazione a volte per incoerenza. L’alternativa per i giovani? Il vuoto educativo, la ricerca dello sballo senza limite e chissà quanti altri “caduti della movida”.