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Evangelizzare: una questione di piedi


La comunità evangelizzatrice si mette mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, e assume la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo. (Evangelii gaudium, 24)


Piedi che si toccano, un particolare del sarcofago di Stilicone (IV sec. d.C.) nella basilica di S. Ambrogio a Milano, piedi di un gruppo di discepoli seduti accanto l’uno all’altro convergenti verso il centro, Gesù Maestro e Signore, sono lì da sedici secoli quasi a significare la continuità nella predicazione del Vangelo.

Piedi, appunto, piedi che attirano l’attenzione. Maria, la sorella di Lazzaro se ne è rimasta seduta ai piedi di Gesù, discepola in ascolto dell’amico Maestro, ospite nella casa di Betania (Lc 10, 39); la stessa Maria, nel vangelo secondo Giovanni, cosparge i piedi di Gesù con un unguento prezioso (Gv. 12,3).

Piedi risanati, quelli dello storpio, che può riprendere la sua strada verso casa (Mc. 2,1-12). Piedi lavati da Gesù nella cena pasquale ai suoi apostoli perché anche loro devono lavare i piedi gli uni agli altri (Gv.13, 14). Ravasi esplicita il significato del gesto già chiaro per se stesso: “In un racconto apocrifo, Giuseppe e Aseneth, una storia popolare che prende lo spunto dal racconto di Giuseppe l’Egiziano della Genesi, la donna, la sposa di Giuseppe, dice: «Io per amore tuo sono pronta anche a lavarti i piedi». È il gesto supremo ed estremo dell’amore, farsi schiavo dell’altro, per donazione”. Piedi belli quelli del messaggero che annuncia la pace (Is. 52,7).

Nell’anno del Giubileo straordinario della misericordia siamo chiamati ancora a farci discepoli, del Signore, in ascolto della sua Parola, ad accarezzare i suoi piedi con l’olio delle opere della misericordia, lavandoli con le lacrime della penitenza e l’amorevole acqua rigeneratrice al fratello che ci sta accanto, e noi tutti paralitici dai piedi risanati metterci per strada, lungo la strada degli uomini, dei poveri cristi. Mettiamo i nostri piedi nelle orme che Cristo ha lasciato, per annunciare e testimoniare, vivendola, la misericordia di Dio proposta all’uomo, mezzo morto, ai bordi delle strade.


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