Nell'anno della misericordia "la festa della perdonanza" per questa città
Una città è prima di tutto la comunità dei suoi abitanti, le loro relazioni, la loro solidarietà e la loro capacità di umanizzare l’ambiente in cui vivono. La bellezza risiede in chi è capace ad affrontare le sfide quotidiane senza vili compromessi, senza maschere, senza svendersi. La bellezza risiede in chi s’impegna nella vita e conquista pezzo per pezzo con onestà la sua strada. La bellezza risiede in tutti, ma la si può scorgere se accettiamo prima le nostre debolezza. Non risiede bellezza in chi pur di stare su tutto e su tutti in mille modi passa per vie traverse, non c’è bellezza l’ambizioso “germe da cui nascono atteggiamenti meno nobili” (Oscar Wilde).
La vera bellezza di una città è la sua gente quando ha il cuore buono, gioioso, capace di accoglienza e perdono, e di cristiana solidarietà! Nella capacità di incontrarsi e costruire insieme oltre le differenze. Nell’anno della misericordia dove tutti siamo chiamati a scoprire il volto dell’Amore Misericordioso del Padre, e quindi della bellezza, viviamo il suo abbraccio caldo e rigeneratore, per essere a sua volta anche noi piccolo frammento dell’amore misericordioso tra i fratelli e sorelle. Troppo facile essere giudicanti, è difficile essere costruttori di una società che pone basi e radici sull’amore, l’amore è bellezza e ciò non è mai casuale. Il Santo Padre all’angelus ha lasciato stucco Piazza San Pietro spiegando così il perdono di Dio:
«La gioia di Dio è perdonare! Qui c’è tutto il Vangelo, c’è tutto il cristianesimo». Questo non è «sentimento» né «buonismo». Al contrario, la misericordia è la «vera forza» che salva l'uomo dal «cancro» del peccato. Lo ha detto Papa Francesco all'Angelus, commentando il capitolo 15 del Vangelo di Luca, e le tre parabole della misericordia: quella della pecora smarrita, quella della moneta perduta, e poi la più lunga di tutte le parabole, quella figlio «prodigo». Solo l’amore riempie i vuoti, le voragini negative che il male apre nei cuori e nella storia». Ognuno di noi è quella pecora smarrita...”
Chi è impegnato a costruire la civiltà dell’amore non può perdersi dietro i network lasciando emergere il peggio di sé. Questa città merita la bellezza dell’amore e dell’amare, non gli è utile l’ambivalenza e la maldicenza. Forse questa città merita la festa della perdonanza, dove questa città con i suoi abitanti possano riconciliarsi con Dio e con i fratelli, oltre le ideologie divergenti. Urge essere uomini e donne veramente, senza mai scadere nella maldicenza e nel banale “lallare”.