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Cosa ci attendiamo? - Aspettando God...ot


Da una parte, siamo pervasi da un’ansia spasmodica per la paura di eventi catastrofici, attacchi terroristici e guerre vendicative che ci presentano come inevitabili per annientare il “nemico” . Dall’altra, il toto Natale imperversa: presepe sì o presepe no? Qualcuno propone l’abolizione dei canti natalizi nelle scuole, adducendo motivi di sicurezza mentre altri difendono le tradizioni italiane ad oltranza, più per non darla vinta alle culture degli altri popoli, che per piena adesione alla nostra. L’atmosfera surreale che stiamo vivendo rischia di trasformare l’avvento in un’attesa paragonabile alla celeberrima opera del drammaturgo irlandese Samuel Beckett. Il suo teatro è stato definito assurdo, come assurda è la situazione illogica e irragionevole dell’uomo e della società. I due personaggi dell’opera, Vladimir e Estragon, attendono inutilmente l’arrivo di un misterioso Godot che per assonanza potrebbe essere Dio (God) e che rappresenta quel qualcosa o qualcuno che possa dare significato a una vita, dove ogni giorno è uguale ad un altro, dove la condizione più naturale dell’uomo è l’attesa stessa. Per ingannare il tempo, Didi e Gogo parlano, o, per meglio dire, danno fiato alla bocca emettendo suoni incomprensibili e incoerenti il cui unico scopo è quello di non far pensare all’assurdità della loro esistenza. Le parole non sono più un mezzo per comunicare ma un modo per riempire il silenzio, uno scudo che impedisce di riflettere, per agire e reagire.

Contornati da una spoglia scenografia e da pochi, folli personaggi, i due optano per l’illusione, del tutto priva di fondamento, che Godot prima o poi verrà… domani o un altro giorno… poco importa. Ciò che conta veramente per loro è non rinunciare all’attesa, che diventa l’unica attività comprensibile in un mondo incomprensibile. Bisogna ammettere che la tentazione di lasciarsi abbattere dall’angoscia di un’inutile attesa è molto forte. Il disfattismo rischia di prendere il sopravvento, mentre un vortice di sentimenti negativi ci trascina precipitosamente verso il nulla. Anche noi viviamo in perenne attesa di Godot. Le luminarie, gli alberi e gli addobbi offuscano la mente e impediscono di pensare, come le parole vuote dette dai due vagabondi. Ma una volta passate le festività natalizie, l’illusione del cambiamento e dell’attesa infruttuosa ci appariranno nel loro desolante squallore.

Come vincere questa terribile tentazione? Un canto domenicale ci viene in aiuto:

Camminiamo incontro al Signore, camminiamo con gioia,

Egli viene con tarderà, Egli viene ci salverà.

L’attesa di Dio ha senso se diventa operosa e si trasforma in cammino, verso Colui che salva. Un cammino gioioso - nonostante tutto - abbellito dalla preghiera, dalla vicinanza a chi ha bisogno di noi, dalla condivisione, dalla tolleranza, dalla lotta instancabile per la vera pace e la vera giustizia. Respingiamo con forza il sarcasmo, il pessimismo del mondo, le illusioni del nulla e viviamo questo momento, ora più che mai, con la certezza espressa dal salmo 125.

Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,

ci sembrava di sognare. Allora la nostra bocca si riempì di sorriso, la nostra lingua di gioia.

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