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Le fasce della nascita e la sindone della morte - Dio: piccolo ed indifeso


I Vangeli dell'infanzia di Gesù, contenuti nei primi capitoli delle opere degli evangelisti Matteo e Luca, non sono leggende, non sono storielle per bambini, i loro non sono i Vangeli per l'infanzia. Essi sono “storia, storia reale, avvenuta, certamente storia interpretata e compresa in base alla Parola di Dio”. (Benedetto XVI, L'infanzia di Gesù)

La pagina poi della nascita di Gesù in Luca dice anche altro, molto altro che non il semplice racconto della venuta al mondo di un bimbo in un oscuro villaggio della periferia dell'impero romano. La pericope che riguarda l'episodio si trova in 2,6-7 e fa da grande inclusione a tutto il Vangelo con 23,53. In entrambi i brani ricorrono i verbi 'avvolgere' e 'deporre' (anche se nella lingua greca i verbi usati sono diversi) e le 'fasce'. La scena del Dio piccolo e indifeso è un preludio già della croce, nella sua nascita sono presenti in modo evidente i segni della sua morte.

Siamo chiamati insieme a Maria a riconoscere la presenza di Dio, la "Shekinà", nelle apparenze di un bimbo e di un crocifisso; il Figlio del Dio Altissimo assume la nostra condizione umana, una condizione segnata dal limite, dalla fragilità e dall'incompiutezza, bisognoso come tutti noi, destinata infine a concludersi con l'epilogo della morte. La "Kabod", la Gloria di Dio si cela nella povertà delle fasce e nello scandalo della sindone, e lì siamo invitati a cercarla. La tradizione della Chiesa fin dai primi secoli (cfr.Tertulliano, De Carne Christi, V,1) ha posto in risalto il parallelismo tra 2,6- e 23,53, tra le fasce di Maria e le bende funerarie di Giuseppe di Arimatea, tra la mangiatoia e il sepolcro. Con questo artificio letterario, Luca intende comunicare alla sua comunità che il Figlio, il Messia di Dio, insieme alla nostra carne assume anche la nostra morte, e quella morte. Un Dio onnipotente il nostro, ma di una onnipotenza rivestita di debolezza, un Dio fragile, avvolto di silenzio, quasi stolto per dirla con San Paolo (cfr. 1Cor 1,22-25). “Veramente tu sei un Dio nascosto, o Dio di Israele Salvatore” (Is 45,15).


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