top of page

Il Signore è più vicino a noi di quanto noi lo siamo a noi stessi (S. Agostino, Le Confessioni )


A pelle, l’effetto Bergoglio non sembra oggettivamente essere giunto nelle periferie delle comunità cristiane parrocchiali. Se per strada, quasi tutti, mostrano una simpatia per la persona del papa e per il suo insegnamento, ciò non si trasforma in un desiderio di scommettersi in una riscoperta della fede ed in un rinnovato stile di vita cristiano. Il clamore di troppi e troppo grandi scandali che ogni giorno si susseguono tra i cristiani e il totale silenzio sul Vangelo praticato con dedizione ed eroismo, seppure da una minoranza, forse continuano a favorire la disaffezione alla Chiesa e l’indifferenza nei confronti di Dio. Solo l’incontro personale con Cristo può decidere di un’esistenza! Il papa Benedetto XVI, per la sua vivissima consapevolezza della desertificazione e della sterilità della fede nei paesi di antica tradizione cristiana, nell’enciclica programmatica del suo pontificato, “Deus caritas est”, ha scritto: “Abbiamo creduto all’amore di Dio: così il cristiano può esprimere la scelta fondamentale della sua vita. All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”.

Infatti il cristianesimo, o è un cammino personale e comunitario pienamente umano con Dio, o è un’esperienza viva che nasce dalla fede ricevuta in dono e che ha la capacità di produrre vita nuova, oppure si converte di fatto in una verniciatura superficiale della vita, ipocritamente identitaria o nostalgica del mondo perduto, nella quale Dio ha un posto sostanzialmente marginale, quasi un pretesto per contrapposizioni pericolose come nei fondamentalismi religiosi, fino a dissolversi in qualcosa di indistinto e praticamente inutile per la salvezza dal male, dal peccato e dalla morte.

«Il XXI secolo o sarà mistico o non sarà»: così A. Malraux sosteneva che la via mistica è il vero accesso diretto a Dio e il teologo Rahner, negli anni sessanta, ne esplicitava chiaramente il senso: “ Bisognerà dire che il cristiano del futuro o sarà un mistico, cioè, una persona che ha sperimentato qualcosa, o non sarà cristiano”.

Giovanni Paolo II aveva affidato ad ogni comunità di credenti un compito ancor più attuale: “Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione: ecco la grande sfida che ci sta davanti nel millennio che inizia, se vogliamo essere fedeli al disegno di Dio e rispondere anche alle attese profonde del mondo”.

Pur povera e fragile, peccatrice, la nostra comunità cristiana parrocchiale è stata ed è, per tutti noi, il seno materno e la porta attraverso la quale entriamo e ci incamminiamo nell’esperienza del vangelo, nella piena esperienza di Dio in Gesù. In questo anno del giubileo straordinario della Misericordia, la comunità pozzogottese dei credenti in Cristo, è chiamata a comunicare la fede, testimoniandola con una vita misericordiosa, nutrita dall’ascolto della Parola di Dio e pronta a farsi prossimo per la grazia dei sacramenti.

Chi nel moderno areòpago s’imbatte o è raggiunto dalla comunità cristiana possa sperimentare che in Dio “viviamo, ci muoviamo ed esistiamo”.

bottom of page