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I viaggi di Gulliver - La bellezza della normalità


Riuscire ad attirare l’attenzione su di sé, essere al centro dell’attenzione anche solo per pochi attimi, sentirsi grandi, importanti e poter essere riconosciuti sembra essere oggi la chiave della felicità, la panacea di tutti i nostri mali. Nel turbinio di nomi e volti di perfetti sconosciuti, che ambiscono a qualche titolo e riconoscimento che li renda famosi, parole come umiltà e modestia perdono di significato e la normalità del quotidiano è giudicata banale e inaccettabile.

Alcune situazioni attuali appaiono talmente paradossali da far pensare ai nani di Lilliput, nel capolavoro Gulliver’s Travels dello scrittore irlandese Jonathan Swift. La sua è una satira cupa, un viaggio nell’abisso dell’anima che mette a nudo i vizi dell’umanità in modo impietoso. Il libro, che consta di quattro parti, narra delle peregrinazioni del medico di bordo Lemuel Gulliver tra esseri fantastici. Nel primo viaggio, all’isola di Lilliput, Gulliver incontra degli uomini alti appena 16 cm. La minuzia delle loro proporzioni dà alle lotte civili, al provincialismo, alla pompa del loro imperatore, all’assurdità della guerra contro i vicini di Blefuscu un aspetto grottesco. Dinnanzi all’immensità dell’universo, anche noi certamente appariamo grotteschi agli occhi di Dio, con le nostre manie di grandezza e il nostro senso di onnipotenza e superiorità.

La satira di Swift continua nel secondo viaggio dove tutto diventa gigantesco, gli abitanti di Brobdingnag sono alti come campanili e tutto il resto è in proporzione e quando l’autore capovolge il suo metaforico cannocchiale, quelli che a grandezza naturale sembrerebbero imperfezioni umane trascurabili, diventano difetti enormi e disgustosi. La terza parte narra della visita all’isola volante di Laputa, dove i saggi sono così assorti nelle loro speculazioni da perdere qualsiasi contatto con la vita reale e nella quarta parte, infine, si descrive il paese dei saggi cavalli Houyhnhnm le cui virtù sono messe a contrasto con la vita bestiale degli uomini degenerati: gli Yahoo.

I Viaggi di Gulliver, scritti nel 1726, sono come una parabola intesa a mostrare la vanità di tutte le cose umane. Cosa direbbe oggi il predicatore Swift del livello di malvagità, impurità e corruzione a cui è giunta la razza umana? Il tempo quaresimale giunge propizio per riportarci all’essenzialità del vivere. Il digiuno dagli eccessi di ogni genere ci può aiutare a riscoprire la bellezza della semplicità e a sperimentare la grandezza di essere piccole e insignificanti creature di Dio.


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