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Il Vangelo del Vangelo Le parabole della misericordia


“Diventate misericordiosi - Ghìnesthe oiktìrmones” proclama Gesù a una gran folla convenuta per ascoltarlo.

Diventare misericordiosi è un cammino lento, faticoso, un processo continuo di somiglianza al Padre del cielo che tutti i credenti siamo chiamati a fare nell'arco della nostra vita, cammino che insieme a Gesù ci condurrà fino a Gerusalemme. L'evangelista Luca situa le 'tre parabole della misericordia' (la dracma perduta, la pecora perduta, il figlio perduto) proprio nel cuore del cammino di Gesù verso Gerusalemme (9,51), parabole che sono state definite come il 'Vangelo del Vangelo'. Da esse emerge il volto di un Dio esclusivamente buono, che costantemente si prende cura dei suoi figli anche precedendo le loro necessità. E' un Dio fonte di immensa gioia per 'pubblicani e peccatori' che accolgono la Parola di Gesù, e al tempo stesso di mormorazione per scribi e farisei, i pii e zelanti custodi dell'ortodossia religiosa ebraica. Ed è ad essi che Gesù rivolge le parabole, attraverso le quali cerca di far comprendere loro l'amore incondizionato del Padre per ogni creatura. Educati alla logica del merito, non riescono ad accettare l'idea di un amore gratuitamente concesso da Dio a tutti. Le parabole presentano situazioni illogiche, assurde e incomprensibili, come illogico, assurdo e incomprensibile è l'amore del Padre per gli uomini. Solo uno squilibrato lascerebbe le novantanove pecore nel deserto per cercare l'unica smarrita, soltanto un folle userebbe misericordia ad un figlio che è andato via di casa dilapidando il patrimonio familiare. Come le viscere di una madre si allargano facendo spazio alla vita che cresce dentro di sé, così è la misericordia del Padre. Essa non risponde ad alcuna logica umana, agisce senza motivo, senza calcolo: semplicemente si offre a tutti. Al figlio perduto, che viene reintegrato nel suo rango (veste, anello, sandali) senza che venga chiesta la minima spiegazione e senza il minimo rimprovero. Al figlio 'bravo', che è rimasto a lavorare nei campi, che pensa di essere lo schiavo del Padre (Douleùo soi – ti sono schiavo 15,29) e chiede per sé un capretto per far festa con gli amici, mentre il Padre ha già consegnato anche a lui la sua parte di eredità (15,12). Agli occhi di Dio non esistono figli esclusi dal suo amore, non esistono figli eternamente perduti che non possano essere cercati e ritrovati, perché “ eterna è la sua misericordia”(Sal 136). “Felice chi ama te, e l'amico per te, e il nemico per te. L'unico a non perdere mai una persona cara è chi ha tutti cari in Colui che non è mai perduto”. S. Agostino, Confessioni, Libro IV, 9,14

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