“Perché cercate tra i morti colui che è il Vivente? Non è qui, è risorto!”
E' l'annuncio degli angeli alle donne venute al sepolcro per ungere il corpo del Signore, il 'kerygma' della Chiesa di Gerusalemme il Giorno di Pentecoste, l'annuncio gioioso che da più di duemila anni noi cristiani, credenti in Gesù, ci scambiamo il giorno di Pasqua.
Normalmente, purtroppo, riteniamo che la morte metta fine ad ogni nostro progetto di vita, ad ogni nostra speranza e dubitiamo, rimaniamo increduli ad un annuncio così sconvolgente.
Ma proprio il dubbio e l'incredulità sono il luogo dove le nostre paure della morte cozzano con l'annuncio di una vita che non muore, la consapevolezza di essere mortali ci conduce al confronto con il sepolcro vuoto dove “ci troveremo davanti ad una aporia, dalla quale possiamo venire fuori solo attraverso l'annuncio e la memoria della Parola del Signore”.
E' l'annuncio che, allo stesso modo di Maria dopo le parole dell'angelo (Anastàsa de Mariàm Lc.1,35), in fretta si mette in viaggio, adesso rimette in piedi, fa risorgere (anastàs) Pietro facendogli compiere di corsa l'identico cammino delle donne, costringendolo a far memoria (mneméion, sepolcro/memoriale) degli eventi da poco accaduti. E' l'annuncio che lo costringe a curvarsi, quasi fino a toccare la terra di cui siamo fatti, per contemplare che nel sepolcro non ci sono più le spoglie di un cadavere, ma quelle della morte, “che le bende per terra sono il segno del trionfo della Vita su colei che trionfava su tutti: finalmente la vincitrice è vinta!”. E' la scoperta gioiosa che lo spinge a ritornare in sé stesso (apèlthen pros eautòn), come il figliol prodigo dopo l'esperienza di morte lontano dal Padre, che lo abilita finalmente a rendere salda la fede dei fratelli e a condividere con tutti loro la vita, autentico luogo teologico dove possiamo fare anche noi esperienza del Crocifisso Risorto, e dove il Signore stesso spezza la sua Parola e il Pane per tutti.