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Maria, Mater misericordiae


Il documento Misericordiae Vultus (MV) con cui papa Francesco ha indetto il Giubileo della Misericordia termina con un riferimento a Maria di Nazareth contemplata come Madre della Misericordia. “La dolcezza del suo sguardo ci accompagni in questo Anno Santo – scrive il Papa – perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio. Nessuno come Maria ha conosciuto la profondità del mistero di Dio fatto uomo. Tutto nella sua vita è stato plasmato dalla presenza della misericordia fatta carne. La Madre del Crocifisso Risorto è entrata nel santuario della misericordia divina perché ha partecipato intimamente al mistero del suo amore. Ai piedi della croce la Madre del Redentore, insieme al discepolo amato è testimone delle parole di perdono che escono dalle labbra di Gesù. Il perdono supremo a chi lo ha crocifisso ci mostra fin dove arriva la misericordia di Dio. Maria attesta che la misericordia del Figlio di Dio non conosce confini e raggiunge tutti senza escludere nessuno” (MV 24).

A partire da questo dato biblico e teologico, la Chiesa pellegrinante nella storia ha percepito la misericordia come una qualità peculiare di Maria. Infatti lungo i secoli santa Maria è invocata incessantemente come “Madre di misericordia”. Basti pensare a due preghiere mariane antichissime: la Salve Regina la cui prima invocazione è “Mater misericordiae”; e l’altra preghiera ancora più antica: “Sub tuum praesidium confugimus sancta Dei genetrix” (“Sotto la tua protezione ci rifugiamo santa Madre di Dio”).

Questa consapevolezza di fede ha dato vita, nell’arte cristiana, a partire dal Medioevo, ad una particolare tipologia di raffigurazione mariana: “La Madonna del Manto”. Si tratta di affreschi o tele in cui Maria, eretta in piedi, allarga il suo mantello e protegge i fedeli raccolti sotto di esso. Il manto evoca il grembo, quindi mette in luce la maternità spirituale di Maria che rigenera alla grazia, ricopre, sostiene e accompagna i suoi figli nel cammino faticoso della vita. Contemporaneamente nei canti della devozione popolare tale consapevolezza è manifestata con espressioni come questa: “Si Maria n’avissi ‘u mantu fussimu persi tutti quanti”. Il manto protettivo di Maria ci ricorda, ancora, il suo essere – per così dire – segno, via e strumento della misericordia di Dio, senza nulla togliere, né aggiungere all’unica mediazione di Cristo. Per questo – come dice il concilio Vaticano II – Maria, “viene invocata nella Chiesa con i titoli di Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice, infatti, con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora pellegrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata” (LG 62).

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