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Noi, discepoli di seconda mano


Fintantoché esiste un credente bisogna che, per essere divenuto tale, egli sia stato, e che, come credente, egli sia contemporaneo alla presenza di Cristo (S. Kierkegaard)


Quasi un’etichetta fasulla su un prodotto di marca contraffatto, così appare la ritualità superstite di un popolo, a torto, ritenuto ancora cristiano. A scorrere i numeri delle statistiche delle ricerche sociologiche sulla pratica religiosa degli italiani, tanto degli adulti che delle nuove generazioni, e confrontandoli col nostro piccolo ambiente parrocchiale, non saremmo lontani dal vero se ritenessimo che il fatto cristiano sia un fenomeno in via di estinzione. Una cosa è la persistenza del bisogno del sacro espresso o camuffato in gesti individuali o in riti collettivi, altra cosa è la fede in Dio, rivelatosi all’uomo, accolta personalmente e vissuta comunitariamente. La fede scaturisce dall’ascolto, direbbe l’apostolo Paolo, ed è risposta esistenziale a Dio che parla al nostro cuore attraverso le Sacre Scritture, la Bibbia, e le vicende quotidiane.

Sulla via di Damasco, Saulo di Tarso, accecato da una luce, caduto da cavallo, sente di essere chiamato per nome e richiesto di rispondere. Benedetto XVI diceva: “Certamente Egli (il Signore Risorto) non si mostra a noi in questo modo irresistibile, luminoso, come ha fatto con Paolo per farne l'apostolo di tutte le genti. Ma anche noi possiamo incontrare Cristo, nella lettura della Sacra Scrittura, nella preghiera, nella vita liturgica della Chiesa. Possiamo toccare il cuore di Cristo e sentire che Egli tocca il nostro. Solo in questa relazione personale con Cristo, solo in questo incontro con il Risorto diventiamo realmente cristiani”. E, più volte, papa Francesco, ci ha ricordato che lo incontriamo nei poveri perché loro sono «la carne sofferente di Cristo». Potremmo considerarci “discepoli di seconda mano” dal momento che non ci è dato di vedere Gesù Cristo, diremmo faccia a faccia, come è accaduto ai “discepoli di prima mano”, quelli che hanno visto con i loro occhi i segni da lui compiuti, hanno ascoltato con le loro orecchie le sue parabole ed i suoi insegnamenti, hanno camminato con lui, mangiato con lui, goduto della sua amicizia, lo hanno visto Crocifisso sul Calvario, deposto nel sepolcro, e apparso a loro Risorto nel cenacolo tanto da poter annunciare a Tommaso assente “abbiamo visto il Signore!”.

In realtà tutti gli uomini, di ogni tempo, siamo “contemporanei” del Signore (Søren Kierkegaard), e tutti per “fede” possiamo fare esperienza di Lui che continua a interpellare le nostre vite in molteplici modi.

“Se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo”. (lettera ai Romani)


Buona Pasqua! Cristo è Risorto. Veramente è Risorto!

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