La Chiesa sempre bisognosa di riforma
Giorni difficili nella Chiesa, giorni di tensioni e accuse, di dilacerazioni e sospetti, di raggiri dei soliti furbi, di troppi scandali presunti o reali. Sembra quasi che la santità, che si respirava quasi palpabile nella prima piccola comunità di Gerusalemme, abbia definitivamente cessato di abitare la Chiesa di Cristo. Ma le cose stanno proprio così? E' realmente esistito un periodo storico dove tutto andava perfettamente bene?
Nella storia della Chiesa dei primi decenni l'evangelista Luca, almeno per primi quattro capitoli (At 2,42-47; 4,32-36) traccia un quadro idealizzato, quasi idilliaco della prima comunità cristiana, dove ogni cosa sembra andare a meraviglia e i credenti vivono tutti d'amore e d'accordo. E' l'ideale vantato - troppo spesso e a torto - della Chiesa di Gerusalemme, ma il resoconto degli Atti in realtà mostra un volto decisamente diverso. Di fatto emergono subito seri problemi, gravi ingiustizie sull'uso dei beni e nei rapporti tra le diverse comunità. Esemplare è l'episodio dei due coniugi cristiani Anania e Saffira (At 5,1-11), che dopo aver venduto un terreno di proprietà, trattengono per loro una parte del ricavato. I due, svelata la menzogna, muoiono all'istante, ma a morire è, figuratamente, tutta la comunità. L'episodio ovviamente è anche simbolico e l'autore degli Atti vuol dirci che una Chiesa dove non si condivide tutta la vita e che fonda le proprie sicurezze sul possesso e la ricchezza, è una Chiesa idolatra, e in quanto tale, una Chiesa morta. Altro episodio è riportato in At 6,1-6, primo esempio di discriminazione ante litteram della storia della Chiesa, che generò un grave malcontento in seno alla comunità nascente, e riporta una notizia sorprendente, se la si confronta con il quadro ideale presentato dall'autore. Vengono trascurate le vedove dei giudeo-cristiani di lingua greca, credenti della diaspora, a favore delle vedove cristiane di lingua ebraica, riguardo all'assistenza e alla distribuzione dei beni. Un altro episodio vede contrapposti Pietro e Paolo, riguardo alle rigorose norme della Legge ebraica sull'alimentazione (Kasheruth). I due Apostoli si trovavano ad Antiochia e Pietro aveva accolto senza difficoltà gli usi alimentari della comunità, quasi esclusivamente di origine pagana, ma quando giunse un gruppo di giudeo-cristiani rigidamente osservanti, modificò la sua condotta, sottomettendosi nuovamente alle usanze ebraiche. Paolo vide compromesso il suo progetto di apertura missionaria ed il mantenimento della Koinonia, e si scontrò apertamente con Pietro opponendosi a lui a viso aperto (Gal 2,11). Perciò: "Nulla di nuovo sotto il sole !". Trovo a riguardo illuminante una riflessione di fratel Carlo Carretto : “Quanto sei contestabile, Chiesa, eppure quanto ti amo ! Quanto mi hai fatto soffrire, eppure quanto a te devo ! Vorrei vederti distrutta, eppure ho bisogno della tua presenza. Mi hai dato molti scandali, eppure mi hai fatto capire la santità ! Nulla ho visto al mondo di più oscurantista, più compromesso, più falso e nulla ho toccato di più puro, di più generoso, di più bello. ..... No, non posso liberarmi di te, perché sono te, pur non essendo completamente te. E poi, dove andrei ? A costruirne un'altra ? Ma non potrò costruirla se non con gli stessi difetti, perché sono i miei, che porto dentro. .... La credibilità non è degli uomini, è solo di Dio e del Cristo.