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Il gregge ed il pastore - Prete in cammino in mezzo al popolo - Se vedi la carità, vedi


Da quarant’anni prete. E l’avventura continua, per la benevolenza del Misericordioso. Nel ricordino della mia ordinazione presbiterale ho voluto scrivere: “Il sacerdote è scelto tra gli uomini e per gli uomini è costituito nel servizio di Dio”. L’immagine, però, che la gente ha del prete è molto varia, vuoi per i pregiudizi ricorrenti o per le esperienze vissute: l’uomo del sacro, il funzionario di Dio, l’affarista, un opportunista, uno che sbarca il lunario, ma anche l’amico di tutti, il fratello tra gli altri fratelli, l’educatore della fede, un punto di riferimento, il pastore. Posso, con serenità, affermare che giorno per giorno ho imparato e continuo ad imparare dagli altri ad essere prete, di essere cioè “plasmato” dalle persone con cui condivido l’esperienza della fede. Se devo molto del mio essere alla formazione degli anni giovanili nei seminari di S. Lucia del Mela, Messina, nelle università pontificie di Verona e di Roma, o alla statale di Messina, molto di più lo devo agli incontri umani e spirituali con persone che, ai miei occhi, incarnano un modello di vita cristiana: da mia nonna alla catechista, dal mio parroco ai direttori spirituali, da fratel Carlo Carretto (conservo un vivido ricordo di un colloquio con lui una notte d’estate!) ai Piccoli fratelli di Charles de Foucauld nella Piana di Milazzo, dai miei colleghi di scuola agli alunni, dai miei parrocchiani di ieri a quelli di oggi, dalle persone che incrocio sulla mia strada. Ho cercato di camminare e cerco di camminare con il gregge, in mezzo al gregge e per il gregge, con la guida dell’unico Pastore e mi ritrovo nelle parole recenti di papa Francesco: “Il nostro presbitero, con i suoi limiti, è uno che si gioca fino in fondo: nelle condizioni concrete in cui la vita e il ministero l’hanno posto, si offre con gratuità, con umiltà e gioia. Anche quando nessuno sembra accorgersene. Anche quando intuisce che, umanamente, forse nessuno lo ringrazierà a sufficienza del suo donarsi senza misura”. Una comunità cristiana ha bisogno del prete, fratello tra i fratelli, per crescere armonicamente nella fede, nella speranza e nella carità, ma il prete sa che il suo dono ed il suo ministero sono per l’edificazione del corpo di Cristo, la Chiesa. Mi sono di conforto ancora altre parole del papa sull’essere prete e li consegno alla mia comunità perché si serva di me come dalle mani del Signore: “La nostra umanità è il “vaso di creta” in cui custodiamo il tesoro di Dio, un vaso di cui dobbiamo avere cura, per trasmettere bene il suo prezioso contenuto. Un prete non può perdere le sue radici, resta sempre un uomo del popolo e della cultura che lo hanno generato; le nostre radici ci aiutano a ricordare chi siamo e dove Cristo ci ha chiamati. Noi sacerdoti non caliamo dall’alto, ma siamo chiamati, chiamati da Dio, che ci prende fra gli uomini, per costituirci in favore degli uomini”.

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