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Sale e luce - Dalla famiglia il rinnovamento della società


Il tema della famiglia e della sua crisi, delle difficoltà nell’affrontare sfide materiali e morali è al centro dell’Amoris Laetitia: il Papa ha scelto la forma dell’esortazione apostolica, una proposta con cui intende accompagnare le famiglie nel loro cammino quotidiano, spesso irto di contraddizioni, sofferenze e dubbi. La riflessione, condotta non in termini strettamente teologici, verte sulla realtà intima della famiglia, ma anche sulla sua vocazione pastorale. Infatti, essa è presentata come palestra di misericordia e comunione, ma anche come farmaco ai mali della società: l’esclusione del diverso, la solitudine, l’incapacità di amare, l’individualismo possono essere combattuti a partire dal contesto familiare. Fulcro del testo, e non solo per la posizione nell’architettura generale, è il capitolo quinto, sulla fecondità dell’amore, che si articola su alcuni punti focali. In primo luogo, la famiglia ha per sua stessa natura una vocazione pastorale ed ecclesiale: la fede si “assapora” in famiglia (Lumen gentium) e da essa, “con la testimonianza e anche con la parola” è trasmessa al di fuori. E’ il compimento delle parole di Gesù “Voi siete il sale della terra… Voi siete la luce del mondo… Non si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa…” (Mt 5,15). Oggi più che mai, dunque, dobbiamo riscoprire e valorizzare il ruolo delle famiglie nel contesto ecclesiale e sociale. Alla luce di ciò la fecondità non va intesa in senso meramente biologico. Non solo i figli biologici sono il segno di una famiglia che si apre alla vita, ma tutti coloro che incrociano il cammino di quella famiglia: amici, parenti, vicini, colleghi… Il compito primario della famiglia è, si legge, quello di rendere “domestico” il mondo, una casa comune per tutti, senza distinzione, dove poter sperimentare legami di accoglienza, condivisione e solidarietà; un rimedio alla cultura dominante dello “scarto” che rifiuta chi non risponde a criteri di efficienza ed autonomia (malati, disabili, anziani). Come i discepoli sulla strada verso Emmaus, spesso non riconosciamo il volto di Gesù che cammina accanto a noi. Chiediamo allo Spirito il dono del discernimento! Una famiglia chiusa nel proprio guscio e nei propri problemi, chiusa al mondo, è infelice e sterile. Inoltre, la famiglia ha un valore terapeutico perché ci può salvare dall’aridità e dall’avidità del cuore, dall’insensibilità e dalla perdita di memoria storica: essere figli vuol dire sperimentare che la vita è dono che ci viene da altri e per il quale si deve ringraziare; che veniamo da un “ieri” su cui si fonda il domani; che abbiamo radici, familiari e storiche, da cui non possiamo prescindere senza condannare l’umanità e noi stessi ad un senso di vuoto, alla condizione di orfani. Da qui l’onora il padre e la madre del quarto comandamento: una società in cui i genitori siano trascurati o disonorati è destinata a perdere le proprie radici e ad inaridirsi, ha in sé “il virus della morte” (193). Al centro di questo progetto misterioso e grande sono il padre e la madre, con la reciprocità e specificità dei ruoli: il Papa sottolinea, in particolare, l’importanza del ruolo femminile all’interno della famiglia, in relazione alla sua capacità di trasmettere “la tenerezza, la dedizione, la forza morale”; di iniziare alla fede in modo semplice, ma profondo; di creare legami e mostrare la compassione e la misericordia. D’altro canto, si lamenta l’assenza dell’autorità paterna (complici il tempo dedicato al lavoro e alla “tecnologia dello svago”) che dovrebbe dare regole ed orientamenti sicuri e, invece, spesso è messa in discussione. L’esortazione è ricca di spunti che richiedono un’attenta e ripetuta lettura da parte dei sacerdoti, degli operatori pastorali e delle famiglie: ciascuno per il proprio ruolo, infatti, come è scritto nella premessa, può trovare indicazioni da attuare nelle diverse realtà.


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