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Il secondo, che è simile al primo


L’inciso è una breve frase, spesso delimitata da virgole, lineette o parentesi, inserita in una frase più lunga (periodo) da cui è sintatticamente indipendente e dalla quale possiamo talora estrapolarla senza alterarne sostanzialmente il senso; anche se spesso ci fornisce informazioni importanti e utili a chiarire ciò che stiamo leggendo o dicendo.

Faccio un esempio: «L’Italia – secondo l’opinione generale – è un paese bellissimo». “Secondo l’opinione generale” è appunto un inciso, che precisa quanto abbiamo affermato nella frase principale.

Ora, perché parlo qui di “incisi”? Perché ce n’è uno, così pregnante, così luminoso, che da anni mi ritorna sempre in mente tutte le volte che medito la Parola del Vangelo o, comunque, penso al Cielo. Si trova nel Vangelo di Matteo. A un dottore della legge, che gli chiede per metterlo alla prova: « Maestro, qual è, nella legge, il gran comandamento? », Gesù risponde: “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo, è: “Ama il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti» (Mt 22, 35-40). Già i due comandamenti, nella mirabile sintesi che ci propongono, dicono tutto, ma è quella precisazione, “simile a questo” – che a volte troviamo tradotta “simile al primo” –, che a me sembra l’inciso più bello e significativo che conosca. E, perché?

Perché, collegando Cielo e terra, in tre parole contiene un universo: perché ci dice che non possiamo amare Dio e non amare gli altri e che l’attenzione, l’ascolto, la disponibilità verso il prossimo, senza intermittenze e distinguo, sono il cuore della nostra fede. Non per ultimo, perché, mettendo sullo stesso piano l’amore verso Dio e quello per il prossimo, apre generosamente le porte della salvezza anche a quei non credenti che si adoperano quotidianamente a sollevare gli altri dai problemi che li affliggono. È per questo motivo, cioè grazie a quell’inciso, che “il più grande comandamento” – com’è stato chiamato – si illumina, a mio avviso, nella pagina di Matteo di una luce ancora più chiara del corrispondente passo degli altri Sinottici; appunto per il fatto di coinvolgerci in prima persona nel Piano d’amore del Padre.


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