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La Riforma Costituzionale in vista del referendum - Formarsi ed informarsi


«La riforma costituzionale merita tutta l’attenzione e l’invito è di informarsi personalmente e di ricordare che questo referendum non prevede un quorum minimo e questo raddoppia l’importanza e la responsabilità di ciascuno». Così si è espresso, di recente, il card. Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, in merito al referendum che chiamerà, Domenica 4 Dicembre, i cittadini italiani ad esprimersi in senso positivo (votando SI) o negativo (votando NO) sulla riforma della Costituzione. Raccogliendo l’invito del card. Bagnasco desideriamo, per quanto ci è possibile, fornire le dovute informazioni su cosa prevede la riforma sottoposta a consultazione referendaria, senza darne un giudizio e senza esprimere un’intenzione o un orientamento di voto a favore o contro. E’ giusto dire per correttezza, però, che chi vi scrive lo fa non senza avere già sulla materia la sua personale, formata e cosciente opinione ed è altrettanto giusto ricordare che non si voterà per dare un giudizio sull’operato del Governo o del Presidente del Consiglio. La riforma che riguarda la seconda parte della Costituzione si fonda su quattro pilastri fondamentali: la fine del bicameralismo perfetto, il “nuovo” Senato, l’abolizione delle Province e del CNEL, riscrittura del Titolo V sulle competenze delle Stato e delle Regioni. Con la riforma la Camera dei Deputati e il Senato, che fino ad oggi hanno svolto le medesime funzioni quali ad esempio dare la fiducia al Governo e l’approvazione delle stesse leggi – questo si chiama appunto bicameralismo perfetto -, smetteranno di fare le stesse cose: solo la Camera dei Deputati, che resterà composta da 630 membri, sarà eletta direttamente dai cittadini, voterà la fiducia al Governo, approverà leggi ordinarie, quelle che riguardano l’amnistia o l’indulto, i trattati internazionali e sarà chiamata, in caso, a deliberare sullo stato di guerra. Il “nuovo” Senato, non più eletto direttamente dai cittadini, non sarà più composto da 315 senatori, 5 senatori a vita e ex Presidenti della Repubblica ma da 100 membri – a cui si aggiungono gli ex Presidenti della Repubblica - di cui 95 saranno eletti dai Consigli Regionali tra i Consiglieri stessi (per un numero complessivo di 74) e Sindaci (per un numero complessivo di 21) con un metodo di elezione che sarà approvato dalle Camere in una fase successiva e 5 saranno nominati, per sette anni, dal Presidente della Repubblica sostituendo così, di fatto, la figura dei Senatori a Vita. I nuovi senatori che manterranno le proprie funzioni di Consigliere Regionale o di Sindaco, così come previsto nel testo di legge, non percepiranno un ulteriore stipendio. Il Senato si occuperà esclusivamente (insieme con la Camera) della legislazione sui rapporti tra lo Stato, l’Unione Europea e gli enti locali, di leggi Costituzionali, di leggi concernenti le minoranze linguistiche, di leggi sul referendum popolare,dileggi sull’ordinamento statale, di legge elettorale, delle funzioni dei Comuni e delle Città Metropolitane, di leggi sulle competenze delle Regioni. Su tutte le altre materie il Senato potrà intervenire, pur senza vincolare la Camera, agendo entro 10 o 15 giorni dall’approvazione della legge. Ancora il nuovo testo costituzionale prevede la soppressione definitiva delle Province sostituite dalle Città Metropolitane e del CNEL ossia del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro che fin ora è stato composto da 64 membri e cui sarebbe spettato il compito di proporre alle Camere disegni di legge di interesse economico e sociale e che avrebbe dovuto dare pareri alle Camere o al Governo su argomenti di carattere economico e sociale. Con la riscrittura del titolo V sulle competenze dello Sato delle Regioni e in modo particolare con la rimodulazione dell’art. 117 si ridefiniscono le materie, eliminando quelle di legislazione concorrente, di esclusiva competenza dello Stato come quelle sulla tutela e la sicurezza del lavoro, sulla protezione civile, sui beni culturali e sul turismo e le materie in cui lo Stato si occuperà della legislazione c.d. di principio e le Regioni di quella specifica e tra queste vi sono la tutela della salute e l’istruzione. Con il nuovo Parlamento cambiano, tra l’altro, le modalità di elezione del Presidente della Repubblica: rispetto ad oggi parteciperanno alle votazioni solo i Deputati e i Senatori e non più anche i 59 delegati delle Regioni; alle prime tre votazioni il quorum per l’elezione resta quello qualificato dei due terzi dei votanti; dal quarto al sesto scrutinio si passa dall’attuale quorum della maggioranza assoluta a quella più alta dei tre quinti dei votanti; dal settimo scrutinio basterà la maggioranza dei tre quinti dei partecipanti effettivi alla votazione. Per quanto riguarda i 5 giudici della Corte Costituzionale fin ora eletti in seduta comune dal Parlamento con la riforma saranno eletti separatamente 3 dalla Camera dei Deputati e 2 dal Senato. Sul referendum popolare la nuova Costituzione oltre a prevedere l’introduzione di quello propositivo e di indirizzo, cambia in parte il quorum nei referendum abrogativi: resta la validità del voto con la partecipazione della metà più uno degli aventi diritto ma, nel caso in cui il referendum venga richiesto da 800mila elettori, il quorum si abbassa alla metà più uno dei votanti alle ultime elezioni politiche. Queste sono le maggiori novità che il nuovo testo costituzionale, se approvato, introdurrà; ciò detto si invitano, nuovamente, tutti i cittadini a continuare a formarsi e ad informarsi sulla materia referendaria e ad andare a votare perché più che mai questa volta saremo chiamati a decidere sul futuro delle nostre istituzioni e pertanto sul futuro di ciascuno di noi.

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