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Dio e il prossimo - Il lascito del Giubileo della Misericordia


Domenica scorsa, con la chiusura della Porta Santa della basilica di San Pietro, si é concluso il Giubileo straordinario della Misericordia. È tempo di bilanci. Da i primi dati si apprende che sono stati ben ventuno milioni i pellegrini giunti a Roma per attraversare la Porta Santa e se si considera che in ogni diocesi del mondo, così come voluto dal papa, é stata aperta almeno una Porta Santa - le stime parlano di circa diecimila Porte - il numero di pellegrini messisi in fila per varcarne la soglia arriva fino a novecentocinquantamilioni. Diversi i momenti da ricordare da quando Francesco l' otto dicembre scorso ha aperto ufficialmente il Giubileo in una Piazza San Pietro blindata e in un clima di terrore per gli allora recenti attentati in Europa: dalla decisone di aprire la prima Porta Santa, in anticipo di una settimana, nella cattedrale di Bangui nella Repubblica Centroafricana segno di quell'attenzione per gli ultimi, per gli emarginati e per le periferie esistenziali che ha caratterizzato fortemente questo anno dedicato alla misericordia fino all'incontro con il patriarca di Mosca Kirill a Cuba e con i luterani in Svezia, ulteriori passi verso un maggior dialogo con le altre confessioni cristiane. Altro grande lascito destinato a restare nel tempo é la lettera apostolica "Amoris Laetitia", frutto dei due sinodi voluti dal Pontefice in cui i vescovi e la Chiesa tutta si sono occupati e interessati delle famiglie di oggi, dei loro problemi e delle loro necessità. Di certo, pensando alle iniziali aspettative, non si può non interrogarsi sul come il Mondo abbia accolto questa "ventata di Misericordia" e sul come le diocesi e le parrocchie vicine e lontane abbiano vissuto questo Giubileo e se siano riuscite, o quantomeno ci abbiano provato, a diventare "isole di misericordia" e "Chiesa in uscita" così come il papa si era augurato che fosse; non ci si può non chiedere cosa è stato e cosa ha significato questo anno per ogni cristiano battezzato, che ha o non ha attraversato una o più porte sante, e se è riuscito, nella vita di tutti giorni, a fare proprie quelle opere di misericordia, corporali e spirituali, che se non altro sono state riportate alla luce, per essere sempre più "misericordiosi come il Padre". Guardando al nostro piccolo possiamo dire che la comunità parrocchiale di Santa Maria Assunta, oltre ad aver vissuto alcune iniziative tra le quali il pellegrinaggio al santuario del Tindari dei catechisti nel mese di Aprile e, a fine Ottobre, il pellegrinaggio degli operatori pastorali e delle due confraternite alla con-cattedrale di Santa Lucia del Mela, si è impegnata e si é sforzata, ancor più di quanto già non avesse fatto in precedenza, ad assumere uno stile missionario e a diventare maggiormente, nei tempi forti, nei momenti di festa e nella ordinarietà della vita pastorale e comunitaria resa viva nelle tre dimensioni della catechesi, della liturgia e della carità, Chiesa che vive tra le case degli uomini o, usando espressioni care a Papa Francesco "ospedale da campo" e "Chiesa-comunità dalle porte aperte". Proprio per continuare e per migliorare su questo sentiero tracciato abbiamo fatto nostra l'idea di vivere una settimana di animazione missionaria nel prossimo Aprile con i padri del Preziosissimo Sangue e alla quale ci stiamo preparando. Guardando, ora, non tanto a quello che è stato per la Chiesa Universale ma a quello che sarà il papa, rispondendo a chi gli chiedeva cosa resterà di questo Giubileo, ha affermato, ribadendolo per l'avvenire, che resteranno Dio e il prossimo e domenica, nell'omelia, ha ancor più specificato che "(...) anche se si chiude la Porta Santa, rimane sempre spalancata per noi la vera porta della misericordia, che è il Cuore di Cristo. Dal costato squarciato del Risorto scaturiscono fino alla fine dei tempi la misericordia, la consolazione e la speranza". Dunque si può affermare in chiusura, riprendendo quanto scritto da Accattoli su un quotidiano nazionale, che "parrebbe che Francesco non abbia trovato un pieno ascolto neanche nella sua Chiesa: l'ha invitata a nuove misericordie ed è stato rimproverato. Forse è il destino di ogni profeta disarmato quello d' essere ascoltato da pochi e magari solo dai più inermi, come si è visto nelle giornate dei malati, dei senzatetto, dei carcerati. In quelle giornate è sembrato evidente che il suo grido aiutava qualcuno a restare umano. E dunque diremo che se pure ha gridato nel deserto, è bene che l'abbia fatto".


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