L’oggi dei giovani
Viviamo in una società che si è fatta più complessa, più plurale, ma anche, per riprendere una metafora del noto sociologo Bauman, più “liquida” e più incerta. Da un certo punto di vista tutto ciò costituisce una potenziale risorsa, perché tende ad aumentare la possibilità di scelta e di autodeterminazione degli individui, ma dall’altro diviene un limite, perché proporzionalmente all’aumento della libertà si accresce anche l’angoscia e il disorientamento. Rispetto ai ragazzi delle generazioni passate (e non solo ai ragazzi) quelli del nostro tempo sono più liberi di scegliere, ma sono anche più soli e più insicuri di fronte alla responsabilità di decidere di sé e di dare un senso, uno scopo, una direzione alla propria esistenza. Negli ultimi decenni le ricerche sociologiche hanno dimostrato che le priorità dei ragazzi si avvicinano sempre più a quelle dichiarate dagli adulti. Ciò significa, da una parte, che si è smorzato il conflitto intergenerazionale, ma anche che è venuto meno quel “gap” tra infanzia e adultità, che rappresenta un importante motore della crescita e dello sviluppo.
Dando voce ad un ragazzo della nostra città e chiedendogli di parlare liberamente su come vede il suo futuro alla luce della sua esperienza, così si esprime: “Da giovane posso dire che tutti siamo alla ricerca di qualcosa, dell' identità. Per gli adulti potrebbe sembrare qualcosa di scontato e certo, ma sentirsi qualcuno per me é veramente importante e fondamentale. Questa ricerca ė ciò che ci spinge a fare le nostre scelte di vita, sì lo ammetto, forse a volte anche sbagliate; è questo che ci spinge a far parte di gruppi che possono avere un'influenza, anche negativa, ma far parte di qualcosa per noi giovani è fondamentale. Certo, qualcuno degli adulti ci potrebbe dire, come ho sentito in varie occasioni, che nei momenti difficili basta avere fede. Ma che cos'é questa fede?
Posso dire che credere in qualcosa mi viene molto difficile. E personalmente non mi piace parlare di fede, religione, di Dio, anche se mi ritengo un credente. Riguardando le mie esperienze posso dire che molti giovani non accettano di buon grado le istituzioni, anche perché non sono così tanto esemplari da potersi fidare ciecamente; e la Chiesa é un'istituzione quindi… Mi chiedo sempre se la fede può aiutarmi nelle scelte di vita. Secondo me può, ma non ho ancora trovato in che maniera. Il futuro é troppo incerto e molto spesso si prendono strade sbagliate, che non si pensava nemmeno esistessero, ma che in quel determinato momento appagano. In definitiva quello che spero è di avere qualcosa che mi illumini la via, anche il credere in un ideale o in qualcosa di non terreno, ma che mi dia le risposte che da tanto cerco”.
Risulta chiaro che il rapporto che i giovani hanno con il futuro è cambiato profondamente. Se in passato il futuro era vissuto perlopiù come il tempo della “promessa”, della realizzazione del possibile, attualmente prevale una percezione molto diversa del futuro, come “minaccia” che, essendo imprevedibile, rischia di spazzare via i sogni di una vita.
La perdita della speranza e della fiducia nell’avvenire è uno dei tratti più preoccupanti e tende ad acuirsi in periodi di recessione e di crisi come quello che stiamo attraversando, dal punto di vista economico e lavorativo, incidendo profondamente sul piano delle relazioni affettive che si fanno più precarie, dell’etica che si privatizza sempre di più e della progettualità che finisce per avere il “fiato corto” per ridursi ad obiettivi a breve termine, privi di un respiro più ampio. Nella società moderna, purtroppo, si sono indeboliti i punti forza (la famiglia, la scuola, lo Stato, la Chiesa…) che in passato guidavano la vita delle persone, oggi più che mai bisogna aver cura di strutturare un dispositivo interno che possa fungere da “bussola” nella ricerca del senso dell’esistenza. E questo interroga le nostre coscienze sul lascito educativo che consegneremo alle generazioni future. Urge, quindi, nell’immediato, riportare l’educazione alla sua vocazione primaria: quella di dar forma alla coscienza personale. Che è anche la sfida più difficile, ma la più importante se vogliamo ancora che i nostri giovani abbiano un futuro.