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Riconoscersi Cristiani


“C'è forse qualcosa di cui si possa dire: «Guarda, questa è una novità»?” Gli uomini passano, l’umanità non cambia; persone muoiono, persone nascono; gli inverni finiscono, e sempre ritornano; anni si chiudono, altri si aprono. Seguendo la scia apparentemente “pessimista” di un libro dell’Antico Testamento, quello di Qoèlet, la vita apparirebbe un ciclo ripetitivo e noioso, senza sorprese. Non diverso è forse il pensare di molti che, come ogni anno, vivono ancora una volta – una delle tante – la festa di Natale. Ragionando così, però, noi (e per primo chi vi scrive) corriamo il rischio di perderci proprio la novità più bella, ormai abituati a considerare come ‘normale’ e ‘già sentita’ la più sapiente delle ‘follie’ di Dio, che ha mandato il suo Figlio Gesù per la nostra salvezza, acquistata a caro prezzo sulla croce insanguinata. Nel suo nome siamo rinati a vita nuova nelle acque del Battesimo e, diventati parte della comunità dei suoi discepoli, ognuno in modo diverso ed insostituibile, tutti noi siamo detti cristiani. Ma come si può definire un cristiano? Uno che va a Messa, frequenta i sacramenti, cerca nella preghiera l’incontro col Padre ed al contempo non lascia morire questa sua fede, ma la nutre con opere concrete nei più o meno grandi angoli del suo quotidiano, rendendosi segno concreto di speranza, balsamo d’amore per un mondo ferito? O c’è qualcosa di ancor più indispensabile? Qual è l’elemento distintivo di ‘quelli di Cristo’, cosa si addice loro più propriamente? Se – come scrive l’apostolo Giovanni – “Dio è Amore”, allora il cristiano è anzitutto uno che ama, perché da Dio già amato, da sempre e per sempre; è chi perdona, perché perdonato; chi rialza, perché rialzato; chi redime, perché redento. “Riconosci, o cristiano, la tua dignità”: così esortava papa San Leone Magno nel secolo V, proprio in uno dei sermoni di Natale, affermando che “nessuno è escluso dal prendere parte a questa gioia”. Ci aiuti dunque la Vergine Maria, perfetta discepola, a prendere coscienza di questo nostra altissima dignità e ci infonda forza per rendere nuovo il mondo, essendo noi stessi stati resi nuovi dal suo Figlio.

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