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Un “eroe” del nostro tempo


Ho conosciuto Fratel Beppe Gaido grazie a Carmen Falletta, volto noto della parrocchia di S. M. Assunta, che mi ha coinvolto la scorsa primavera in un progetto di lettura da proporre agli alunni della mia scuola, l’Istituto Tecnico “E. Fermi” di Barcellona, incentrato sul libro di Fratel Beppe “Ad un passo dal cuore” (Ediz. San Paolo, 2013) e subito accolto dalla nostra dirigente e da un’altra collega del biennio. Prima della fine dello scorso anno scolastico, Fratel Beppe è anche venuto a incontrare i nostri ragazzi e da lì è nata un’amicizia che continuo a coltivare a distanza. L’autore in questione non nasce scrittore. I due libri a cui ammonta oggi la sua produzione letteraria vedono la luce dalla collaborazione con Maria Bonanate, squisita scrittrice e redattrice presso varie riviste cattoliche, che lo spinge a elaborare i diari a cui egli da anni affida, quando è possibile, gioie, dolori e frustrazioni legati alla sua esperienza di medico missionario. Il racconto che emerge da queste pagine è il sismografo della vita di un uomo che ha scelto la sequela integrale di Cristo a fianco degli ultimi. Fratel Beppe è un religioso della comunità dei Fratelli di San Giuseppe Cottolengo dal 1981. Laureatosi in Medicina e Chirurgia, consegue un diploma in Igiene e Malattie Tropicali. Dopo aver prestato a lungo come religioso il suo servizio in Italia e studiato per un periodo a Londra, viene inviato dalla sua Congregazione nel 1997 in Africa, dapprima in Tanzania e poi in Kenya, dove, a Chaaria, trasforma nell’arco di diciotto anni un dispensario in un ospedale di 160 posti, di cui è il direttore. L’uomo che ho conosciuto è una persona frugale (mangia pochissimo), umile e instancabile, che dedica quasi totalmente il suo tempo, spesso fino a diciotto ore al giorno, ai ricoverati del Chaaria Mission Hospital. La situazione sanitaria nel continente più povero del mondo è disastrosa: manca l’assistenza pubblica e persino gli ospedali missionari spesso rifiutano chi non può farsi carico della spesa del ricovero, condannando tanti poveri malati a un’inevitabile fine. In molti stati africani si muore per malattie per noi banali. La malaria cerebrale falcidia migliaia di bambini, si muore per una semplice appendicite e per parto, si resta storpi a vita per una sciocca frattura… Se dispone di una mucca, una famiglia contadina spesso deve venderla per far ricoverare un proprio congiunto in un ospedale a centinaia di km, percorrendo strade di terra battuta su jeep a pagamento; chi non ha merci da vendere lo condanna a una fine assurda e dolorosa. Tutte le volte che inizialmente Fratel Beppe era costretto a rifiutare le sue cure a qualcuno, solo perché mancava delle competenze necessaria, si disperava proponendosi di non mandare indietro in futuro nessun malato privo di mezzi. Negli anni, grazie all’esperienza maturata in prima persona e accanto a colleghi specialisti che venivano a fare volontariato a Chaaria, grazie alla raccolta di fondi ottenuti con la vendita dei suoi libri, Fratel Beppe è riuscito quasi a coronare il suo sogno: chi bussa senza mezzi al Chaaria Mission Hospital oggi trova sicura ospitalità e assistenza. Ci sarebbe ancora tanto da dire, concludo semplicemente lasciando la parola a Fratel Beppe: «Ora è come se il tempo mi avesse levigato il cuore e seccato le corde vocali. Non ho più voglia di parlare, di esprimere giudizi, proporre soluzioni. Adesso credo che l’unica risposta al male del mondo sia il silenzio, accompagnato dal nostro impegno serio e costante nel servizio di chi soffre. Tutti oggi parlano. Serve solo a calmare i sensi di colpa che il silenzio genera nella nostra coscienza. Sento fortemente che il centro di gravità a cui il Signore mi sta attirando, giorno dopo giorno, è la consapevolezza che nel povero che servo c’è Gesù. In questo mi aiuta molto la spiritualità del Cottolengo, quando mi incita a “non farmi chiamare due volte, ma a volare al letto dell’ammalato come sulle ali della carità”. Mi ricorda che i malati sono come “la pupilla dell’occhio della nostra vita quotidiana”. Sono la prova del nostro cristianesimo ». Beppe Gaido e Maria Pia Bonanate, “Ad un passo dal cuore” (Ed. San Paolo, 2013)

Beppe Gaido e Maria Pia Bonanate, “Polvere rossa” (Ed. San Paolo, 2016)


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