Da cristiani gioiosi nel tessuto della società
Tante sono le categorie concettuali con cui i sociologi descrivono la società del XXI secolo: post-moderna, post-cristiana, liquida, antropocentrica, digitalizzata, tecnocratica, secolarizzata, globalizzata, relativista, multiculturale, multireligiosa, multietnica… Abitiamo un mondo che si evolve (?) in maniera accelerata, in cui sta avvenendo una trasmigrazione di popoli con mescolamento di fedi e di civiltà quale mai si era visto in passato ed in cui i continui cambiamenti culturali, economici, politici, climatici, ambientali, la crisi dei legami familiari e sociali, le difficoltà a riconoscere l’altro, fanno percepire sempre più il senso della precarietà, della fragilità, dell’insicurezza (cf Laudato si’, 162). Perdita di valori, angoscia, incomunicabilità, tristezza, solitudine caratterizzano la vita dei singoli e dei popoli.
Quale il ruolo dei cristiani in questa società? Quali le sfide nel presente e nel prossimo futuro? C’è ancora spazio per Dio nella vita di quest’umanità del terzo millennio?
Papa Francesco, pastore venuto dalla fine del mondo, col suo linguaggio coinvolgente e colorito, ribadisce che la sfida principale per ogni cristiano è l’annuncio del Vangelo di Cristo che libera e salva. Egli ci incoraggia e ci mette in guardia dalla tentazione della pigrizia che colpisce tanti cristiani che non lottano per cambiare le cose, che hanno trovato nella Chiesa un bel parcheggio ed hanno perso la speranza, quella virtù che è un àncora a cui aggrapparsi nei momenti di difficoltà. Ai giovani soprattutto rivolge l’invito ad essere coraggiosi, a non stare a guardare, a scommettere sui grandi ideali, ad andare controcorrente.
Oggi più che mai è compito dei cristiani sporcarsi le mani ed impegnarsi ad annunciare e costruire con nuovo slancio creativo il Regno di Dio, lavorando per edificare una società più giusta, più vera, più umana. La presenza dei cristiani in questa società è dunque un servizio, un’azione che si ispira alla vita, alle parole, ai gesti di Gesù, un amore che si china sulle sofferenze degli uomini e delle donne, che non esclude nessuno, che rompe barriere, che dialoga, che supera ostacoli, che non discrimina... Nel cuore della società, dove si giocano i destini dei singoli e della collettività, i cristiani siamo chiamati ad agire uscendo dagli spazi sacri affinché Gesù che sta alla porta e bussa possa entrare nel cuore dell’uomo. Gesù sta alla porta per entrare ma anche per uscire dall’interno delle nostre chiese, alcuni infatti non vorrebbero farlo uscire se non per portarne in processione il simulacro, l’effigie. Ma è il Cristo vivo e vero che vuole uscire! Cristiani in uscita dunque per portare Gesù là dove gli uomini vivono e soffrono, seguendo le orme di Cristo lungo le vie dell’incarnazione, tra la gente. Occorre sfidare la cultura della non vita abbandonando il nostro “stile di quaresima senza pasqua” (EG, 6) annunciando con gioia, inviati non come crociati ma come testimoni, non per fare proseliti ma per comunicare un dono che abbiamo ricevuto, per curare con infinito amore l’infinita tristezza dell’umanità del nostro tempo (cf EG, 265). La Chiesa è quella “minoranza creativa” (Ratzinger) depositaria di un bene che umanizza. La fede autentica non è mai comoda, individualistica, intimistica ma implica un profondo desiderio di migliorare il mondo (cf EG, 183) di collaborare per rimuovere le cause strutturali delle povertà. Nelle condizioni attuali della società mondiale si riscontrano tante inequità e sono sempre più numerose le persone che vengono scartate, private dei diritti umani fondamentali. Il grido dei poveri non può continuare a rimanere inascoltato (cf Laudato si’, 158). Malgrado le difficoltà e gli scoraggiamenti, in tutte le comunità parrocchiali si impiegano tante energie per far fronte alle nuove esigenze pastorali poiché l’attuale contesto di nuova evangelizzazione richiede di saper affrontare situazioni in tutto o in parte inedite: nelle case, tra gli immigrati, con le famiglie, nella strada, nel mondo della devianza (Incontriamo Gesù, 68).
Anche la nostra parrocchia vuole impegnarsi concretamente, con rinnovato entusiasmo e passione per contrastare le tenebre che avvolgono la società ed accendere spiragli di luce. Per questo motivo ha interpellato i Missionari del Preziosissimo Sangue che in Quaresima, dal 2 al 9 aprile ci aiuteranno ad acquisire uno stile di missione permanente tra la gente del nostro territorio. “La sfida che ci attende è fare sì che ogni persona nei molteplici ambiti di vita possa sperimentare una Chiesa capace di comunicare il Mistero di Cristo; una Chiesa sensibile, partecipe, vicina, “esperta di umanità”, ricca di buona notizia, compagna disinteressata di viaggio” (Incontriamo Gesù, 16).