L'altro è un dono
Un’affermazione che mi scuote, mi mette in crisi, mi provoca nei miei atteggiamenti quotidiani e nella relazione con gli altri, tutti: “L’altro è un dono”! Semplice, incisiva, apodittica, eppure per nulla scontata. Papa Francesco l’ha usata nel suo messaggio per la Quaresima 2017 commentando la parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro: “Dio aiuta”, questo il significato del nome che “diventa un volto; e, come tale, un dono, una ricchezza inestimabile, un essere voluto, amato, ricordato da Dio, anche se la sua concreta condizione è quella di un rifiuto umano”.
E di “Lazzaro”, la mia, la nostra esistenza, è colma fino all’inverosimile in questo tempo di crescente povertà, di solitudini, di egoismi sempre più ostentati, di scarti umani “prodotti” da un’economia e da una finanza senza regole, da politiche sociali che hanno smantellato il welfare ed escludono intere fasce della popolazione, particolarmente i giovani, da una vita degna di questo nome.
Un motivo ricorrente, quasi monotematico, nel magistero di papa Francesco: “ogni persona è un dono, sia il nostro vicino sia il povero sconosciuto. (…) In lui o in lei il volto di Cristo. Ognuno di noi ne incontra sul proprio cammino. Ogni vita che ci viene incontro è un dono e merita accoglienza, rispetto, amore”.
Se penso al fastidio che mi suscitano certe persone, l’insofferenza o il senso di repulsione provato verso chi, a pelle, mi è antipatico o ritengo s’aspetti un’elemosina quasi atto dovuto, talora di malcelato rifiuto d’ascolto della richiesta d’aiuto, ma anche pur ascoltando e compiendo un gesto di apparente “donazione” evito di incontrare lo sguardo dell’altro e di accoglierlo come persona: Dio ha molto da lavorare con questo vaso d’argilla, confidando che l’argilla si lasci modellare, plasmare! Certo la grazia di Dio deve operare in me, ma non deve mancare la mia libera collaborazione ed il mio lavorìo interiore.
Sperimento, nella sua palese verità, quanto ritrovo in un romanzo di Hermann Hesse, recentemente letto: "... non c'è al mondo nulla di così ostico all'uomo come percorrere la strada che lo conduce a se stesso" (Demian)
Se mi prenderò cura dell’altro, sono certo, riceverò molto di più perché è “dando, che si riceve”!