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Le scelte e lo stile di una parrocchia missionaria


In un mondo che cambia continuamente a velocità supersonica, la Chiesa è chiamata, per mezzo dello Spirito Santo, a sempre rinnovarsi, a saper fare discernimento per potersi confrontare con religioni, culture e visioni della vita differenti. E' necessario che essa non si faccia estranea alla storia degli uomini, che stia sempre immersa nel mondo, perché ”non si salva il mondo dal di fuori “ (Ecclesiam Suam, 90). La Chiesa infatti sa bene che - prosegue Paolo VI – “per convertire il mondo bisogna accostarlo e parlargli”. “L'azione missionaria è paradigma di ogni opera della Chiesa”, come afferma Papa Francesco, essa infatti è - per sua stessa natura - missionaria, ed è chiamata a diventarlo sempre più, a divenire nel cuore del mondo “popolo delle beatitudini, casa dei poveri, degli afflitti, degli oppressi, degli esclusi, di chi ha fame e sete della giustizia”. E' certamente necessario che l'evangelizzazione sia rivolta a tutti, ma la Chiesa, in obbedienza al proprio Maestro e Signore Gesù, è chiamata ad operare una scelta preferenziale, la scelta di “coloro che hanno le spalle piagate sotto il peso della fatica della vita. “ Nell'essere Chiesa che evangelizza, nel nostro andare agli altri, nel “rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi” (1Pt 3,15), siamo però invitati a prendere coscienza della nostra pochezza, che siamo solo dei poveri “vasi di creta” (2 Cor 4,7) che il Signore ricolma della ricchezza della sua Grazia. Possiamo infatti andare agli altri con la forza e la potenza dei nostri grandi mezzi (teologici, economici, tecnici...), affrontarli con "la corazza, la spada e la lancia di Saul", ma rischieremmo di annunciare solo noi stessi, ritrovandoci alla fine della giornata con le reti vuote. Oppure da piccoli, deboli, fragili e disarmati come Davide, con solo cinque sassi, simboli della Parola di Dio. Gesù nel Vangelo ci esorta ad aprirci al mondo così come hanno fatto i suoi discepoli:“senza oro, né argento, né denaro, né borsa per il viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone” (Mt 10). Come loro invitati ad avere fede, ad edificare la nostra vita sulla roccia della Parola di Gesù, avendo l'umiltà di mai contare su noi stessi, di “lavorare nella vigna del Signore confidando solo in Lui, come fragili vasi di creta”. (Benedetto XVI) Siamo chiamati a riscoprire e a testimoniare la potenza della Parola del Signore che si comunica attraverso la nostra fragilità e debolezza. “La mia forza, infatti, - dice il Signore - si manifesta pienamente nella debolezza”. (2 Cor 12, 9)

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