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Casa Ismail - La comunità per minori non accompagnati


È già passato un mese da quando, con l’arrivo dei primi due ragazzi, ha aperto la porta e il cuore dell’accoglienza dei minori non accompagnati “Casa Ismail”, sita in piazza mons. Celona. La Comunità nel giro delle tre settimane successive ha avuto il suo completamento nella sua tatalità di dodici minori (4 dal Mali, 4 dal Gambia, 1 dalla Nigeria, 1 dalla Guinea Conekry, 1 dal Marocco e 1 dal Bangladesh). Il gruppo degli operatori è composto da vari soggetti educanti (coordinatore, educatori, mediatori e assistenti sociali e ausiliarie, psicologo e avvocato). Certo la presenza di questi ragazzi non deve creare allarmismo dovuti soprattutto a pregiudizi e al “terrorismo psicologico” che provocano le “fake news" postate sui social network.

Molti di voi si chiederanno cosa fanno questi ragazzi in questa casa e come trascorrono la loro giornata. Ibrahim è stato il primo a mettere piede nella casa, ma anche il primo a prendere “piede” con l’amicizia di un gruppo di ragazzi dell’Oratorio di S. Maria Assunta, con i quali ha avuto un approccio immediato per il gioco del calcio, che, come sappiamo accomuna piccoli e grandi, bianchi e neri… Bellissimo vederli giocare insieme, chiamarsi, correre al campo e gioire o rattristarsi per l’esito della partita. Cose che solo i bambini e i ragazzi sanno fare, con i loro sguardi, sorrisi, mani che si stringono, abbracci che si regalano e perché no, dita che alla barcellonese si “spizzicano”. Ma i nostri ragazzi hanno delle attività all’interno del progetto del FAMI-MSNA: di studio (alfabetizzazione e frequenza per conseguire la licenza media – e vi assicuro che è molta la curiosità o il voler sapere e conoscere), di pulizia personale e degli ambienti, di turni in cucina (con le loro spezie, profumi e odori…tutto fatto in casa…), di gioco, ma anche di incontri e laboratori con le associazioni con le quali Utopia-Oxfam ha stretto un partenariato per la collaborazione e la realizzazione del progetto (Oratori, Fumettomania, Ossidi di ferro, Promosport, Or.sa., giovanile Barcellona Basket ecc). Sappiamo benissimo però che la collaborazione e il fare gruppo è l’obbiettivo primo per la convivenza e il progetto della famiglia di “Casa Ismail”, insieme all’integrazione con le componenti umane del territorio. Trattandosi di minori sappiamo che le responsabilità degli educatori sono maggiori, ma nello stesso tempo anche maggiore è l’azione educativa che ognuno di noi deve apportare al progetto stesso di Casa Ismail.

Tutto ciò però non è solo compito di chi sta dentro la casa, ma occorre la collaborazione del tessuto umano del territorio che “adotta” questi ragazzi per farli diventare uomini nella nostra società. È vero, vengono da diverse culture e società, sono scappati dalle loro nazioni, hanno lasciato le loro famiglie per svariati motivi di varia natura, ma l’integrazione con noi è fondamentale, se vogliamo che si incastonino nel nostro tessuto sociale. Loro sono “raminghi” come Ismail (figlio di Abramo e della schiava Hagar) nel mondo dell’intolleranza, della tratta di nuove schiavitù, di una società globalizzata che ha prodotto numeri e non vuole uomini; loro sono arrivati nelle nostre coste, nei nostri luoghi per un futuro che gli appartenga, un futuro da costruire con noi. Sono ragazzi che non sono meno dei nostri figli, né più né meno di loro, con le loro potenzialità, bisogni, capacità, vizi e virtù, insomma un bel lavoro a “Casa Ismail”… E come in tutte le case del mondo, l’attesa di ospiti e amici è sempre benvenuta, quindi vi aspettiamo a conoscerci e a condividere insieme le nostre esperienze e la nostra amicizia.


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