Verrà per noi Credenti, forse, ma non credibili
Profetiche, provocatorie e paradossali, risuonano le parole scritte nel suo diario dal giovane giudice Rosario Livatino, ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990, e testimoniate dalla sua vita: “Alla fine non ci sarà chiesto se siamo stati credenti, ma se siamo stati credibili”. In questa nostra Sicilia che vede, in questi ultimi anni, partire verso il Nord del Paese o verso l’estero così tanti giovani a cui è stato rubato il futuro e che mai più pensano di poter tornare, abbiamo assistito allo spettacolo farsa di elezioni regionali con la partecipazione di meno della metà dell’elettorato e con preferenze raccolte come un bottino di guerra con meccanismi ben rodati da estorsori del consenso! Il vissuto quotidiano della nostra isola interroga la comunità cristiana sulla sua reale capacità di incarnazione della fede nei processi sociali, economici, culturali e quindi sulla sua vitalità educativa, formativa dei credenti. Una religiosità popolare espressa ancora con i riti di una “tradizione”, comunque vuota e sterile, non può narcotizzare la coscienza di cristiani che vogliono vivere nella sequela di Cristo, nella fedeltà all’evangelo che ci comanda di farci prossimo dell’uomo abbandonato mezzo morto sulle strade che percorriamo, e ci sollecita ad “uscire” dalle nostre nicchie securizzanti, ma asfittiche, per ascoltare il gemito dei poveri, dei sofferenti, degli esclusi, per consolare i cuori afflitti, per generare nuovi processi di speranza. Maranathà! Vieni, Signore! Vieni ancora, Signore, nella nostra comunità parrocchiale, a volte stanca o rassegnata, vieni e bussa alla nostra porta perché aprendoti ti accogliamo nell’ascolto della Parola, ti riconosciamo fratello nel volto dei diseredati, dei disperati, degli emarginati e scartati dall’egoismo imperante, degli offesi nella loro dignità personale e degli umiliati da ogni forma di dominio e di potere. Teniamo desta la lucerna della fede, con trepida e gioiosa attesa! “Venite, adoriamo il Re Signore che sta per venire. Ecco, apparirà il Signore e non mancherà di parola; se indugerà attendilo, perché verrà e non potrà tardare”.