Gesù, il Messia
Il termine greco “Christòs” traduce, nei LXX, l'ebraico “Mashìach - Messia”, in italiano “Unto”. In Israele venivano unti nel Nome di Dio quanti erano a lui consacrati per una missione che egli stesso aveva loro affidata. Questa unzione creava una speciale relazione fra Dio e l'unto, che veniva rivestito di autorità divina e la sua persona era perciò inviolabile (in 1Sam 24,7 Davide si rifiuta di alzare la mano contro il re Saul perché è il Re-Messia consacrato del Signore). Era il caso dei Re, dei Sommi Sacerdoti (in seguito di tutti i sacerdoti) e, raramente, dei Profeti. Così sarebbe stato per eccellenza il caso del “Mashìach”, il Messia che Dio avrebbe inviato per instaurare definitivamente il suo Regno. Egli doveva essere "unto" direttamente dallo Spirito del Signore, allo stesso tempo come Re, Sacerdote e Profeta. Per questo motivo quando diciamo che Gesù è il Messia, affermiamo che egli è "Unto" direttamente dallo Spirito di Dio, come Gesù stesso ha proclamato nella sinagoga a Nazareth (Lc 4,18-19), o da Pietro a Cesarea nella casa del centurione Cornelio (At 10,38). Lo stesso Pietro in Mc 8,29 afferma che Gesù è più che un profeta, molto più di ogni inimmaginabile attesa dell'uomo: “Tu sei il Cristo!”. Egli è Jehoshua ha-Mashiach, colui che JHWH in persona ha consacrato per inaugurare il suo Regno. Pietro fa una vera e propria confessione di fede nella sua espressione teologica, perché Gesù è realmente il Messia. Non quello atteso dalla tradizione ebraica, o dallo stesso Pietro, Gesù è un Messia totalmente nuovo, che non trionfa sui nemici annientandoli, ma avvolgendoli con il suo amore, è un Messia da burla, un perdente, rigettato dalle autorità legittime, che subisce la morte e una morte infamante. Un abisso separa i pensieri di Dio da quelli dell'uomo, anche dai nostri, di noi che ci professiamo cristiani. E' facile acclamare Gesù come Messia nei canti e nelle preghiere, ma accettare e condividere la sua morte ignominiosa, il fallimento totale della sua missione, è pura follia, scandalo, inciampo per le nostre attese religiose. Lasciarsi coinvolgere nella vicenda di un Messia siffatto ci fa paura e ci allontana dalla conoscenza del suo vero Volto. “Siamo cristiani del campanile, per tradizione, per cultura, ma non cristiani del Vangelo, credenti pii e devoti, ma lontani dall'ombra della croce”.