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Inviato a portare un lieto annunzio


“Vogliamo vedere il Signore”: con questa richiesta ripresa dal testo del Vangelo della quinta domenica di Quaresima risuonata nella chiesa madre di Mistretta è iniziata lì una settimana di animazione missionaria con i Missionari del Preziosissimo Sangue alla quale ho preso parte, insieme ad altri giovani provenienti da diverse parti d’Italia, come missionario laico. Posso ben dire immediatamente che questo “vogliamo vedere il Signore” ha accompagnato vivamente ogni attività e ogni esperienza vissuta nel corso della settimana. Mistretta si è presentata ai miei occhi come una realtà bella e notevolmente accogliente ma profondamente segnata e provata dallo spopolamento e dai diversi mutamenti, in negativo, della struttura sociale ed economico degli ultimi anni: dagli abitanti ricorrenti erano frasi del tipo “qui senza più tribunale, senza più carcere e con un ospedale notevolmente ridimensionato non c’è più niente” e se dagli adulti questo si è sentito, da parte dei giovani le parole ricorrenti non erano differenti. Nonostante sia stato questo il Leitmotiv di benvenuto e nonostante una certa ritrosia iniziale, in particolare da parte dei ragazzi, nel sentir parlare di fede, di Dio, di Chiesa è bastato, per me e per tutti gli altri membri dell’equipe, mostrarsi semplicemente per quello che si è portando la propria esperienza di vita e di fede di giovani in crescita con pregi e difetti per coinvolgere e ridare colore ad una intera città facendoci piccoli strumenti dello Spirito che opera e gettando un seme che nel tempo, se il terreno sarà fertile, potrà portare frutto. È stato bello per me vedere la grande risposta dei circa duecento giovani che per tre sere hanno preso parte agli incontri serali e che ci hanno “costretto” a spostarci dal piccolo salone parrocchiale al teatro comunale, è stato bello stare e giocare ogni pomeriggio con tantissimi bambini che hanno affollato la palestra della scuola media, è stato bello vedere grande folla di ogni età ai diversi momenti di preghiera e in coda per le confessioni. È stato importante e fortificante poter confrontarsi con gli studenti del liceo, con gli adulti che stazionavano nei circoli ricreativi, con le famiglie visitate, con gli adulti e gli anziani, poter ascoltare le loro storie, le loro confidenze, le loro gioie, le loro paure e anche i loro fallimenti. È stata una grazia immensa poter far visita alla casa di riposo, al reparto dei malati di SLA e sclerosi multipla della fondazione “Maugeri” ed è stata una grazia anche aver vissuto e aver portato un po’ di compagnia per una settimana a Gianni, un anziano mistrettese i cui unici parenti in vita sono dei cugini lontani, che ha voluto aprire e mettere a disposizione la sua umilissima e semplicissima casa. Il caso (che non esiste!) ha voluto che dopo un anno dalla bella settimana di animazione svoltasi nella nostra comunità parrocchiale che, scrivevo allora su Tabor 7.0, come un’onda ci e mi aveva travolto, io mi sia ritrovato a vivere, proprio nella stessa settimana ossia quella che ha preceduto la Settimana Santa, fuori dai miei confini e dalla mia quotidianità, in un modo del tutto nuovo questa prima grande e forte esperienza di missione che tanto mi ha dato e in cui spero di essere stato, con le parole e i gesti concreti, un vero testimone del gioioso messaggio d’amore che Gesù nel suo Vangelo, da duemila anni, ci ha lasciato.

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