Voi siete la stirpe eletta
La Chiesa è formata da tutti coloro che sono rinati dall’acqua e dallo Spirito, mediante il battesimo e la fede in Cristo, e che costituiscono il popolo che Dio si è acquistato per sé per mezzo del sangue del Figlio, facendolo passare dalle tenebre del peccato allo splendore della vita. Questo popolo ha il compito di servire il mondo e testimoniare l’amore di Dio per gli uomini. Il popolo di Dio, il popolo di Israele, ha una lunga storia alle spalle che comincia molto tempo prima di Cristo, quando Dio prende l’iniziativa, chiama Abramo e gli promette di fare di lui un grande popolo, che benedirà con ogni benedizione e a cui darà una discendenza numerosa, come le stelle del cielo e la sabbia del mare. Il rapporto tra Dio e il popolo di Israele è particolare e ruota attorno a due elementi: l’elezione e l’alleanza. Il verbo eleggere, nel significato di scegliere, preferire, amare in modo particolare, ricorre spesso nella Bibbia, tanto che Israele viene indicato come il popolo eletto, che Dio ama, che ha riscattato, che ha liberato dalla schiavitù d’Egitto. Il secondo elemento, l’alleanza tra Dio e il suo popolo, costituisce la base del messaggio biblico, il presupposto della rivelazione; è nel deserto del Sinai che Dio, donando a Mosè la Legge, stringe un’alleanza con Israele, ed è nel deserto che questo, libero dai suoi oppressori, impara che cos’è la vera libertà al servizio del suo Dio, nell’affidamento totale a Lui, trovando la sua identità e divenendo il popolo di Dio.
Dio stringe, dunque, un’alleanza con Israele; ma che valore assume questa in rapporto alle due parti contraenti? Il corrispondente termine ebraico di alleanza, berit, non equivale a quella che per noi può essere un patto (il foedus della traduzione latina di San Girolamo), ma ad una relazione in cui una delle due parti dispone (il testamentum della vetus latina), stabilisce un ordine, come ben evidenzia la corrispettiva traduzione greca diatheké scelta dai Settanta. La relazione tra Dio e l’uomo nella Bibbia è asimmetrica, per naturale condizione dell’uomo stesso, in quanto creatura; l’alleanza viene a configurarsi come una libera disposizione della bontà di Dio, un atto creativo del suo amore: Egli dona la sua legge, che per l’uomo è la via della vita. Riflettendo con più attenzione sul testo biblico, notiamo che l’alleanza con Abramo contiene due elementi, quello dell’universalità (guarda ai molti che costituiscono la discendenza di Abramo) e quello del dono libero, i quali garantiscono già dall’inizio la continuità interiore della storia della salvezza, a partire dai Padri di Israele fino a Cristo e alla Chiesa. L’alleanza del Sinai, poi, dà al popolo di Israele un ordinamento giuridico e cultuale, la Legge, che non è semplicemente un peso imposto; per Israele essa è la forma concreta della Grazia divina. Attraverso la Legge l’uomo conosce la volontà di Dio e questo significa conoscere se stessi, comprendere il mondo. La Legge non è altro che la manifestazione del volto di Dio. Possiamo così affermare che l’espressione laòstoutheou (popolo di Dio) rimanda alla concezione di un popolo di natura particolare, che non implica una definizione biologia, politica, culturale, perché discende dall’alto e deve la sua esistenza ad un disegno di Dio che si attua attraverso l’elezione e l’alleanza, per cui Dio è sua origine, meta, compagno di cammino. Le alleanze che Dio stabilisce con Abramo e Mosè trovano il loro compimento in Cristo, prefigurano la Nuova Alleanza in Cristo, che si realizza nella redenzione. L’attesa della Nuova Alleanza percorre tutta la storia di Israele e non costituisce qualcosa di diverso e di contrario all’alleanza del Sinai; la Legge (Torah) e Mosè possono essere compresi, infatti, correttamente solo attraverso una lettura profetica.
La legge di Cristo, di cui ci parla Paolo in Galati 6, 2, supera e nello stesso tempo rinnova la Torah, per mezzo della croce di Gesù; la Legge del Messia è Gesù stesso, a Lui si riferisce il comando “Ascoltatelo”; imitare Gesù, seguire Lui significa osservare la Torah iscritta nella sua carne viva e che in Lui si è adempiuta. Con Sant’Agostino possiamo, così, affermare che Dio è fedele e si è fatto nostro debitore, non come se avesse ricevuto qualcosa da noi, ma in quanto aveva fatto una promessa; Dio si è autovincolato e l’essenza di questo autovincolarsi è l’amore per l’uomo, che arriva fino alla croce.Egli lega la propria esistenza alla creatura uomo, assumendo la natura umana in Cristo. Nello scambio delle due nature, il “testamento”, la disposizione divina unilaterale, diventa così “alleanza”, Nuova Alleanza in Cristo.