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Migranti e comunità cristiana «Il forestiero dimorante fra voi lo tratterete come colui che è nato


La comunità cristiana di Pozzo di Gotto sa bene che nel proprio territorio, tra le case, le piazze, le scuole, i luoghi del lavoro, del commercio, della sanità, dei giochi... vivono, da decenni taluni e altri sono nuovi arrivati, rumeni, albanesi, tunisini, marocchini, nigeriani , congolesi e maliani, cinesi e indiani del Kerala... ed è presente anche la “Casa di Ismail” per minori non accompagnati.

Dall’inizio del mio ministero di parroco ho cercato di dedicare attenzione a questa realtà complessa e variegata. Con la collaborazione della Caritas diocesana e di Migrantes abbiamo promosso, in sinergia con diversi altri soggetti operanti a Barcellona nel sociale, la “festa dei popoli” per due edizioni.

Alcune abitazioni di proprietà della parrocchia sono locate a famiglie di immigrati, l’oratorio accoglie per il recupero scolastico alcuni bambini di cultura e di religioni diverse, il banco alimentare è al servizio di tutti senza distinzione di colore o di lingua, l’assemblea domenicale è partecipata dai cristiani siro-malabariti del Kerala, alcuni spazi parrocchiali sono offerti per il culto degli ortodossi rumeni e per gli evangelici cinesi.

A pelle si potrebbe affermare che l’accoglienza, l’integrazione, l’inclusione siano realtà praticate dalla gente pozzogottese, anche se sono ipotizzabili comportamenti di reciproca diffidenza tra persone di diversa etnia o episodi di discriminazione.

A fronte di queste esperienze che costituiscono il vissuto del nostro microcosmo, oggi sentiamo la pressione di atteggiamenti e di scelte governative fatti di respingimenti, di espulsioni, di restrizioni economiche nei confronti dei migranti che sembrano avere un’ampia accoglienza nell’opinione pubblica degli italiani. Fanno di nuovo presa gli slogan, ripetuti come un mantra: “gli immigrati rubano il nostro lavoro”, “prima gli italiani”, “fare la voce grossa contro l’Europa paga”; e così anche tutta una serie di stereotipi sugli immigrati “stupratori, ladri, sporchi, terroristi...”.

S’impone a tutti noi una pausa di riflessione, un sano discernimento, una nuova capacità di lettura dei segni dei tempi, perché non ci lasciamo travolgere da facili luoghi comuni, perché possiamo essere convinti assertori degli inviolabili diritti di ogni uomo, per poter ancora riconoscere sul volto dell’altro il Signore Gesù che ci dice: “ero forestiero e mi avete ospitato”.


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