Credere nell’Amore Crocifisso Dio si manifesta sul Golgota
Tutto il Vangelo di Marco è impostato sul segreto messianico, un cammino sempre crescente verso la rivelazione finale di Gesù, Messia, Figlio di Dio. La prima parte (1,1-8,30) che tratta di Gesù come Messia, di cui ci si chiede incessantemente: “Chi è costui ?”, ci introduce nel suo mistero che ci interpella.
La seconda parte (8,31-15,39), che rende ragione di questo mistero, è invece la risposta di Dio a questa domanda, domanda che muore sulle labbra dell'uomo per farsi solo ascolto attento ed accogliere la rivelazione di Gesù, Messia, Figlio di Dio nel Crocifisso. Il passaggio fra le due parti è segnato dalla domanda di Gesù che, per la prima volta, invece di essere interpellato e messo in questione, interpella e mette in questione: “Ma voi, chi dite che io sia?” (8,29). Il grande mistero, il progetto d'amore del Padre a cui tutto il Vangelo è finalizzato, è proprio la dimostrazione che Gesù, il Crocifisso, è il Figlio di Dio. Il Vangelo raggiunge il suo culmine nella confessione di fede del centurione romano. Perché è sulla parola della croce che tutto il Vangelo va letto e inteso. É lì che siamo chiamati a credere la Gloria del Padre, che possiamo contemplare il volto di un Dio che ama i suoi figli fino a morire.
E' solo nella trasfigurazione della croce, e non altrove, che l'uomo può finalmente proclamare: “Veramente quest'uomo era Figlio di Dio”. Solo sul Golgota siamo in grado di comprendere chi è Gesù e fare anche noi la nostra bella professione di fede, perché è lì che Gesù si identifica totalmente con il messaggio che ha annunciato tutta la vita: “O Theòs Agàpe estìn - Dio è Amore”. Solo alla luce di questo amore possiamo rileggere la narrazione del Vangelo per potere vedere e credere, cioè per contemplare e seguire totalmente il Signore nel cammino della nostra vita. E' questa la volontà del Padre: credere in Gesù, Messia, Figlio di Dio aderendo a lui con tutta la nostra vita (cfr. Gv 6, 40). Credere nel Dio di Gesù, il Crocifisso, il Risorto, non significa solo credere che questo Dio esista (cfr.Gc 2,19). Credere significa condividere i sentimenti, gli obiettivi e soprattutto lo stile di vita di Colui che ci ha amati fino alla fine (Gv 13,1). “Credere non è soltanto un sentire, credere è fare; è dare, non dire; è anche parlare, ma soprattutto agire, costruire cioè il Regno di Dio sulla terra, il luogo della fraternità, dell'uguaglianza, della felicità di tutti e di ognuno. Si tratta perciò di prendere coscienza di un nuovo rapporto interpersonale e sociale e soprattutto viverlo, anche a proprio discapito” (O. da Spinetoli). Se così non è, se viene a mancare la testimonianza, la Chiesa è solo fumo che annebbia il cuore e impedisce il cammino della vita verso il Regno.