Quello che è male agli occhi del Signore Mai più abusi
Nel corso della storia tante bufere hanno investito la chiesa cattolica, destando ogni volta nei credenti confusione e perplessità. Ultimamente, lo scandalo degli abusi sessuali su minori da parte di ecclesiastici, ha provocato una preoccupante e giustificata ondata di sfiducia e sdegno per gli orrori commessi che sono emersi dalle inchieste e dai dolorosi racconti di molte vittime di queste violenze. La gravità del momento presente è data dal fatto che ciò che è accaduto non è qualcosa di sporadico o di geograficamente localizzato ma appare come un atteggiamento diffuso che ha interessato diversi paesi. E chi sono i colpevoli? Degli “assassini dell’anima” (secondo la definizione dello psicanalista R. B. Gartner), dei lupi travestiti da pastori! È per onestà intellettuale che bisogna fin da subito chiarire che non si deve confondere l’omosessualità con la pedofilia, così come, a mio parere, non si può generalizzare dicendo che la prassi del celibato imposto ai preti cattolici e di conseguenza l’impossibilità di mantenere il voto di castità sia il motivo scatenante di questi atti. Gli abusi su minori come emerge dai molteplici casi di cronaca, sono infatti presenti anche in altri contesti: familiari, sportivi, medici, educativi, e sono commessi sia da persone omosessuali che eterosessuali. Che ci siano sacerdoti omosessuali è un dato che difficilmente si può smentire così come è innegabile che nei seminari ci siano state delle carenze nella formazione emotiva ed affettiva dei futuri chierici. Altra cosa sono però le perversioni di quei vescovi e sacerdoti corrotti, che come le minuziose cronache di questi ultimi mesi ci hanno raccontato, hanno trasformato in normalità le loro condotte devianti, conducendo una doppia vita e sacrificando l’innocenza delle loro vittime su altari sacrileghi, forti del silenzio di tanti “superiori” che per evitare lo scandalo all’interno della chiesa, hanno nascosto ciò che era palese, e tacendo hanno usato la prassi non risolutiva del trasferimento da una parrocchia ad un’altra. Anche questo è incontestabile.
È necessario dunque prendere le distanze sia da una mentalità giustificazionista che vede il “povero” sacerdote “tentato” dalla vittima (ricordiamo che questo luogo comune difficile da scardinare è presente anche quando c’è una violenza sessuale nei confronti di una donna), sia da una mentalità giustizialista ad ogni costo che non tenga in considerazione che può anche accadere che il reo che si è macchiato di questi odiosi delitti, nel suo passato, possa essere stato vittima a sua volta e possa agire spinto da patologie psichiche. Anche in questi casi vale la condanna assoluta dell’abuso perpetrato e il risarcimento economico dovuto alle vittime, per sostenere le costose cure necessarie al superamento dei traumi subiti, ma in più si dovrebbe allargare lo sguardo per posarlo anche su coloro che hanno commesso questi reati, non solo mettendo in atto misure punitive (necessarie) ma anche curative e riabilitative, dando loro almeno la possibilità di redimersi. Nell’era dei social-media l’opinione pubblica è spesso manipolata, distorta, anestetizzata, e dunque poco importa che nel mondo ci sia l’ottimo lavoro educativo e il generoso impegno missionario e caritativo della grande maggioranza di sacerdoti e di religiosi. La luminosità di tanti fedeli servitori del Vangelo, con molta superficialità, viene oscurata mettendo in risalto soprattutto coloro che hanno tradito la loro vocazione. I fatti.
Dopo che nel maggio scorso i vescovi della chiesa cilena, a causa di molti casi di pedofilia venuti alla luce, avevano rimesso collettivamente nelle mani di papa Francesco il loro mandato, non si poteva ancora immaginare che ad agosto il Vaticano sarebbe stato travolto da un rapporto del tribunale della Pennsylvania, nel nord-est degli Stati Uniti, che inchioda a responsabilità pesantissime la Chiesa cattolica: almeno 300 preti dal 1947 in avanti avrebbero compiuto abusi su minori, ragazzini e ragazzine, e i vertici dell’Istituzione avrebbero coperto e protetto i responsabili per ragioni varie. I risultati del report, se confermati, rivelano un fenomeno diffuso in maniera capillare: «per decenni monsignori, vescovi ausiliari, vescovi, arcivescovi e cardinali sono stati prevalentemente protetti: molti perfino promossi». Alcuni di questi sono menzionati nel rapporto con nomi e cognomi.
In queste ultime settimane anche papa Bergoglio è stato tirato in ballo con pesanti accuse: "Coprì i preti pedofili negli Stati Uniti", ha denunciato l'ex nunzio apostolico a Washington, Carlo Maria Viganò. Ci si riferisce al clamoroso caso dell’arcivescovo emerito di Washington T. McCarrick (88 anni). Papa Francesco ha chiesto le sue dimissioni da cardinale ed ha disposto la sua sospensione dall’esercizio di qualsiasi ministero pubblico. Adesso i vescovi americani chiedono che sia avviata un’indagine della Santa Sede cioè una visita apostolica.
Papa Francesco nel suo ministero petrino ha più volte dato prova della sua ferrea volontà di portare avanti la riforma, spirituale ed organizzativa della Chiesa e della Curia, iniziata da Paolo VI e proseguita, anche se a passi non sempre spediti, dai successori. Le resistenze a questo rinnovamento esistono e in Vaticano sono rappresentate soprattutto da lobby potenti e ben radicate. Molti ecclesiastici osteggiano il papa, alcuni apertamente, altri tramando nell’ombra e servendosi della menzogna, della calunnia, della vendetta trasversale.
Anche sul grave problema degli abusi su minori il papa ha preso una decisa posizione. Nei suoi viaggi ha voluto conoscere le vittime di abusi sessuali ed è venuto a contatto con il loro dolore constatando che le loro ferite non si rimargineranno mai. Egli, in continuità col predecessore Benedetto XVI che aveva già iniziato un’azione di purificazione, ha condannato queste atrocità e questa cultura di morte. Il 20 agosto scorso ha indirizzato alla Chiesa intera, al Popolo di Dio, una lettera in cui esprime profondo dolore, vergogna e pentimento perché non è stato riconosciuto in tempo la gravità del danno che si stava causando in tante vite di fratelli feriti nella carne e nello spirito. Tanti minori sono stati abusati da chierici e da persone consacrate, da coloro cioè che avevano la missione di tutelare, vigilare e proteggere i più vulnerabili. Questi abusi sessuali, di potere e di coscienza sono definiti dal pontefice piaghe ecclesiali, ferite, atrocità, crimini che non vanno mai in prescrizione; sono mali che hanno la loro radice nella bramosia di possesso e di dominio. Per molto tempo il dolore delle vittime è stato nascosto, ignorato, messo a tacere con silenzi e complicità di varia natura.
Ora è urgente l’impegno, dice sempre il papa, di garantire la protezione dei minori e degli adulti in situazione di vulnerabilità. In passato la risposta al loro dolore è stata l’omissione: oggi non basta solo prendere coscienza dell’accaduto, o promulgare delle misure legislative di emergenza. Queste sono necessarie ma da sole non bastano. Bisogna che tutti i cristiani si facciano carico di questo male, siano solidali denunciando inganni, calunnie ed egoismo. È necessaria una conversione personale e comunitaria per attuare una vera trasformazione ecclesiale imparando a guardare nella stessa direzione in cui guarda il Signore. Ogni credente sperimenta nella sua vita la forza del male e la difficoltà a riconoscerlo e a sradicarlo dalla propria vita, per questo il Papa invita tutta la comunità ecclesiale all’esercizio penitenziale della preghiera e del digiuno per risvegliare le coscienze, guardare al dolore silenzioso dei bambini, dei giovani, dei disabili, per metterci come peccatori davanti al Signore e a questi fratelli feriti, implorandone il perdono e la grazia della vergogna. Il papa si augura che il digiuno e la preghiera procurino alle membra del Popolo di Dio, cioè ad ogni cristiano, fame e sete di giustizia, compassione, solidarietà, riparazione, spingendo a camminare nella verità e appoggiando tutte le mediazioni giudiziarie che siano necessarie, non tollerando più la cultura del segreto e dell’omertà ma guardando coraggiosamente il male per affrontarlo e sconfiggerlo.