M’interessa davvero! Suscitare il desiderio di credere
Un caldo pomeriggio d’autunno, transitando in macchina per una strada cittadina, uno sguardo fugace verso una porta spalancata di una palestra affollata da gente giovane quasi danzante con movimenti ritmici. Una domanda flash: perché questa gente è qui, a questa ora del tardo pomeriggio? Ovvio. Ha scelto di iscriversi, pagando anche, perché è interessata, si trova bene, pensa di avere una più smagliante forma fisica, insomma, è motivata!
Ripenso alle parole di Benedetto XVI: “La Chiesa cresce non per proselitismo ma per attrazione”. È evidente però la caduta verticale, in tutte le chiese del circondario, di partecipanti alla Messa la domenica e la pratica sacramentale in genere, come pure si nota la scarsa presenza di adolescenti e giovani nella vita delle realtà parrocchiali. Ci sarà pure una ragione alla base di questi fenomeni! Può darsi che la Chiesa non sia più “attrattiva”, non interessi alla gente nella vita d’ogni giorno, anzi si fugge da essa per il susseguirsi di scandali d’ogni genere.
Ecco allora l’impegno della nostra comunità parrocchiale: essere “attrattiva”, non tanto per le iniziative varie o per quello che dice, ma perché chiunque può incontrare in noi lo sguardo d’amore di Gesù, l’ascolto aperto e sincero delle sue inquietudini o gioie, sperimenti un’accoglienza vera di fratelli che, con discrezione, si prendono cura gli uni degli altri e accompagnano ognuno nel suo andare.
Alla ripresa del cammino pastorale, in tutte le sue dimensioni, è bene che noi tutti battezzati assumiamo il compito gioioso di trasmettere la fede di generazione in generazione, come un dono, sempre con uno stile generativo di una madre, di un padre: «nell’amore, nell’amore della famiglia: lì si trasmette la fede, non solo con parole, ma con amore, con carezze, con tenerezza.» (Papa Francesco). Certo non siamo chiamati a fare “proseliti”, a ingrossare le fila dei parrocchiani come se fossero i tifosi di un club, di un’associazione socio-ricreativa o sportiva o culturale. Riprendiamo allora il vero significato di “trasmettere la fede” da Papa Francesco: “Trasmettere la fede non è dare informazioni, ma fondare un cuore, fondare un cuore nella fede in Gesù Cristo. Trasmettere la fede, non si può fare meccanicamente: “Ma, prendi questo libretto, studialo e poi ti battezzo”. No. È un altro il cammino per trasmettere la fede: trasmettere quello che noi abbiamo ricevuto. E questa è la sfida di un cristiano: essere fecondo nella trasmissione della fede. E anche è la sfida della Chiesa: essere madre feconda, partorire dei figli nella fede”.
Possa la nostra comunità essere sempre più “...santuario dove gli assetati vanno a bere per continuare a camminare, e centro di costante invio missionario”(E. G., 28).