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Non rimarrà pietra su pietra

Il discorso escatologico nel Vangelo di Marco costituisce l'ultima parte del lungo insegnamento di Gesù nel e davanti al Tempio. Prima di condurci alla contemplazione della passione, Marco ci introduce progressivamente alla comprensione della vera realtà di Gesù. Già nei capitoli precedenti (11-12), attraverso gli scontri con i capi dei giudei, l'evangelista delinea abbastanza chiaramente l'identità di Gesù, Messia, Figlio di Dio, adesso ce lo presenta come senso ultimo e giudice della storia e del mondo. Altresì è pure continuamente presente l'intento parenetico a saper scorgere nella storia i segni della venuta del Signore, presente in tutte le vicende umane, anche le più terribili e dolorose, secondo il suo progetto di salvezza.

I discepoli, di ogni tempo e luogo, sono invitati a non lasciarsi condurre su altre strade preparandosi adeguatamente ad avvenimenti così decisivi che culminano con il ritorno glorioso del Signore. Il tema iniziale della distruzione del tempio fa da innesco al discorso sulle realtà ultime che ora coinvolge tutto il mondo. La distruzione di Gerusalemme diventa il segno del giudizio di Dio sul potere e sul male. Sulla base dell'idea che è Dio a condurre la storia verso la realizzazione del disegno di salvezza, Marco esorta vivamente la Chiesa a fidarsi di Lui, che mai abbandona coloro che ha scelto, divenendo capaci di scorgere i segni della sua presenza negli avvenimenti di tutti i giorni, anche i più dolorosi, rimanendo saldi nella assoluta fedeltà al Vangelo. Al contrario di come potrebbe sembrare ad una lettura superficiale del testo (dovuto al genere letterario apocalittico), l'evangelista non offre speculazioni fantasiose sul futuro e sulla fine del mondo, tanto care agli uomini di ogni epoca, i quali nel nome di un regno “nei” cieli, si estranea dalle responsabilità concrete della storia di tutti i giorni. Marco ci parla invece della dolorosa esistenza dell'uomo nella quale il credente è chiamato ad aderire fermamente a Gesù, scoprendo il vero senso del Vangelo nell'impegno quotidiano per migliorare il mondo e la storia. La vita dell'uomo non è più storia di morte e di perdizione, ma di salvezza; la descrizione che ci presenta lo sconvolgimento cosmico, contiene in realtà un annuncio di speranza: l'ultima parola non spetta alla morte ma all'Amore infinito del Padre che, in Gesù morto in croce, riconcilia a sé il mondo annullando ogni distanza tra cielo e terra (il velo del tempio che si squarcia), oscurando e riducendo al nulla ogni altra presunta divinità.

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