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Cosa resta del Sinodo sui giovani

Si è chiuso il Sinodo dei Vescovi sul tema: “I Giovani, la Fede e il Discernimento Vocazionale” che la Chiesa ha celebrato a Roma dal 3 al 28 Ottobre 2018.

E' sembrato un Sinodo sotto tono da parte di giornalisti a caccia di scoop, di padri sinodali, di vescovi, preti e laici intenti magari "a mettere il bastone tra le ruote" al cammino sinodale.

Il desiderio di Papa Francesco è stato quello di mettere i giovani in cammino con la gerarchia, affinchè dialogassero e si vivessero insieme l'ascolto, lo scambio (anche scontro), pur di accogliere le istanze del mondo giovanile.

Mi sembra interessante prendere spunto dalla testimonianza del Priore della Comunità Monastica di Bose fratel Enzo Bianchi (esperto al Sindodo), che definisce il mondo giovanile attuale così: "Siamo in una situazione molto depressa, come la definiscono i sociologi... In questa situazione vedo che i giovani hanno molta più difficoltà a sperare e a trovare vie di realizzazione [...]". Riguardo invece la partecipazione, pur esigua, di alcuni giovani al Sinodo, così dichiara: "La maggior parte di questi giovani vengono dai vari movimenti che ci sono nella Chiesa. Non erano presenti le voci dei giovani distanti. Non c’è stata da parte loro un grido davvero profetico e un appello per gli altri giovani". Sulle istanze dei giovani in genere così si esprime: "La grande domanda dei giovani è una vita felice. Come possono averla nelle storie di amore, nel lavoro, nel vivere con gli altri? Questa è la domanda che li accomuna tutti. Da parte nostra la risposta sovente è un teismo: pensiamo di parlare di Dio, ma per loro è una parola estranea, non ne sentono il bisogno... “Dio” è una parola addirittura abusata, legata al terrorismo, al fanatismo, all’integralismo, e non ne vogliono sapere. Eppure ricercano qualcosa che giustifichi la loro vita singolare, che gli dia una ragione di vivere".

Cosa potrebbe venir fuori dal Sinodo? Il Priore di Bose pensa che "sia stata una buona cosa il grande ascolto che si è fatto di tutte le situazioni mondiali e perché tutti hanno parlato con libertà". Riguardo il confronto tra padri anziani e giovani ha così risposto: "Tutti hanno mostrato questa volontà di ascolto dei giovani, ma molti padri non si sono resi conto che lo stesso linguaggio che usavano per intervenire è incomprensibile per i giovani all’interno della Chiesa, figuriamoci per quelli che sono fuori... Non dobbiamo subito porci il problema dell’evangelizzazione ma, mi chiedo, come Chiesa sappiamo almeno dare un contributo per la loro umanizzazione? Dopo di che si potrà anche aprire un discorso su Dio e riconoscere la Chiesa come corpo di Cristo".

Noi come Chiesa in cammino preghiamo, senza stancarci, lo Spirito Santo, perchè accompagni i giovani di questo Terzo Millennio nella loro vita e li spinga e illumini nei loro progetti, sogni, desideri, futuro.

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