La narrazione di Luca
Secondo le ultime ricerche pare che Luca, ritenuto una volta un cristiano di origine pagana, a causa della presenza nella
sua opera di tantissimi semitismi, continui riferimenti alle fonti orali e scritte della Torah e relative tecniche di trasmissione, fosse in realtà un rabbino giudeo di lingua greca, che probabilmente, come Saulo, era stato allievo di Rabbi Gamaliele.
La sua opera è rivolta ai cristiani della terza generazione provenienti dal paganesimo, credenti che desiderano conoscere sempre più in profondità il Volto del loro Signore e Salvatore Gesù, i lontani che insieme all'evangelista, non hanno conosciuto direttamente Gesù.
Egli è l'iconografo del volto misericordioso di Gesù, lo “Scriba Mansuetudinis Christi” come lo chiama Dante, il suo infatti è il Vangelo della “Hesed / Rahamim”, la Tenerezza e la Misericordia di Dio per l'uomo, tema dominante di tutta la sua opera. Luca fa seguire al suo Vangelo gli Atti degli Apostoli, non più ritenuti come un'opera secondaria riguardante la storia della Chiesa primitiva, bensì come la seconda parte del suo Vangelo. Considerato giustamente un evangelista storico, Luca è lo storico della salvezza. In un mondo perduto nell'abisso della perdizione, ci presenta la misericordia di un Dio che, nel Figlio, si perde anche lui per condurre a salvezza ogni figlio perduto. Così come per i lettori del suo tempo, che significato ha per noi “oggi” il suo richiamo alla speranza di un ritorno di Gesù che vediamo sempre più lontano? Che implicazioni ha per noi la sua salvezza con la nostra vita presente, con i problemi concreti di tutti i giorni, in un mondo che segue altri maestri e sempre più lontano dalle logiche evangeliche?
E' ancora possibile riuscire a trovare, come per Luca, un degno destinatario per questa “Buona Notizia” come “l'eccellentissimo Teofilo”? Teofilo, che significa “amato o amante di Dio”, è figura di ogni discepolo, che sapendosi amato da Dio in Cristo Gesù, desidera con tutto il cuore divenire amante di Dio. E' il cristiano che vuole diventare adulto, fermo e maturo nella fede - merce rarissima di questi tempi - cosciente della sua responsabilità davanti al mondo e alla storia. Per questo motivo l'evangelista lo condurrà lungo tutto l'itinerario del suo racconto, per portarlo, alla fine del suo Vangelo, a compiere l'esaltante esperienza dei due discepoli di Emmaus: dopo averlo ascoltato mentre spiega la Parola, lo riconoscono nello spezzare il pane, cambiano direzione al loro cammino e si ritrovano gioiosi insieme a tutta la comunità che acclama: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone”.