Mons. Fasola: “padre e pastore” della Diocesi di Messina nel Concilio Vaticano II
Mons. Francesco Fasola, Arcivescovo della nostra diocesi di Messina, Lipari e Santa Lucia del Mela dal 1963 al 1977, ha esercitato il suo ministero episcopale, dopo la nomina di Paolo VI, in un periodo molto complesso, di profonde trasformazioni e di forti tensioni sociali e politiche. Giunge da Arcivescovo a Messina, dopo 40 anni di episcopato di Mons. Angelo Paino, il 15 settembre 1963, durante lo svolgimento del Concilio Vaticano II, a cui partecipa con grande interesse. Più volte il nuovo Arcivescovo evidenzia il momento di rinnovamento profondo vissuto nel Concilio, con il ritorno alla centralità dell’annuncio del Vangelo e alla missionarietà di ogni credente. La sua adesione al Concilio Vaticano II è sincera, immediata e senza riserve.Il Vescovo si preoccupa, innanzitutto, di far comprendere il significato profondo del Concilio, una nuova Pentecoste, un’occasione di rinnovamento profondo per tutta la Chiesa, un ringiovanimento col ritorno all’essenziale, al Vangelo vissuto nella sua autenticità.Proprio “annuncio” e “missione” sono i due termini chiave per interpretare tutta l’azione pastorale di Mons. Fasola, secondo lo spirito del Concilio e della costituzione Lumen Gentium in particolare. Illustra le indicazioni conciliari per il rinnovamento della liturgia della Sacrosanctum Concilium. Mons. Fasola insiste che i sacerdoti sappiano condurre tutta l’assemblea a una partecipazione attiva e consapevole alla Messa, al centro della quale c’è il sacrificio eucaristico: tutti fedeli devono comprendere che non si va ad “ascoltare la Messa” o “assistere” ma che, afferma l’Arcivescovo, “ci si raccoglie intorno all’altare” nella celebrazione comunitaria dello stesso sacrificio. Mons. Fasola sottolinea con insistenza l’importanza della preghiera, come affermato più volte nei documenti del Concilio, la cui mancanza è la causa di molte difficoltà della Chiesa: “L’uomo di oggi, e spesso anche il sacerdote, fugge il raccoglimento e teme il silenzio.”Costanti anche la cura per il rinnovamento della catechesi ai bambini, agli adolescenti, ai giovani, agli adulti e l’attenzione alla stampa e a tutti i mass media come strumenti di catechesi. Centrale nella sua azione pastorale è l’impulso all’apostolato dei laici, affettuosa è la sua vicinanza all’Azione Cattolica. “Lavorare insieme”, slogan che ripeté spesso, è, per lui, essenziale per costruire, rafforzare, consolidare la comunione all’interno della Chiesa diocesana; la comunione tra il vescovo e tutti i presbiteri, tra i sacerdoti e i fedeli tutti. “Guai a essere soli”, afferma spesso: ogni sacerdote non deve cadere in atteggiamenti individualistici, pensare solo al proprio piccolo ambito d’azione, la parrocchia o altro; i fedeli laici devono anch’essi essere coinvolti, non solo come meri esecutori ma come corresponsabili di tutte le scelte compiute all’interno della Chiesa locale.
Mons. Fasola, considera centrale l’annuncio del Vangelo “con ogni mezzo” e “ovunque”. Egli stesso vuole essere “segno” di carità, di amore evangelico nel mondo. Incessante è l’andirivieni dell’“l’Arcivescovo volante”, com’è soprannominato affettuosamente, con spirito missionario, per le strade di tutta la Diocesi.
Profonda è la condivisione delle sofferenze degli ultimi, espressa in tanti concreti gesti pastorali: celebra la Messa la mattina di Natale del ’68 tra le baracche del villaggio di Villa Lina; è a capo di missioni per gli emigrati messinesi e meridionali a Torino e in Germania; invita a raccogliere fondi per i terremotati del Belice; visita gli alluvionati di Fondachelli Fantina; celebra a S. Filippo Superiore i funerali di una bambina annegata in un’alluvione; guida ogni anno i pellegrinaggi col “treno bianco” dell’Unitalsi a Lourdes; visita ammalati in ospedali, in luoghi di cura e nel lebbrosario.
Forti sono le sue parole anche nel mondo della politica: interviene negli accesi dibattiti sul divorzio e sull’aborto; sollecita gli amministratori peloritani a eliminare le baracche; richiama i politici locali, che si professano cattolici, alla coerenza con la fede dichiarata.