Non è questo il tempo della fine
Giovedì scorso abbiamo ricordato il settimo anniversario dal devastante alluvione che ha colpito la nostra Barcellona Pozzo di Gotto. L’esondazione dei torrenti ha ricoperto di acqua, fango e detriti diverse zone della città, dal centro alle periferie, causando ingenti danni a case e ad attività commerciali. Quel 22 Novembre 2011, però, non viene ricordato solamente per la catastrofe che l’incuria di decenni ha causato con l’arrivo di ingenti e straordinarie piogge e i cui segni sono ancora visibili, ma quel giorno drammatico - insieme con quelli immediatamente successivi - lo si ricorda anche per la grande solidarietà, il forte desiderio di collaborazione, l’inusuale senso di appartenenza ad una comunità cittadina ferita che ha coinvolto tutte le fasce della popolazione e che ha permesso di ripulire velocemente la città e in poco tempo a diverse famiglie e commercianti, rispettivamente, di rientrare a casa e riprendere a lavorare, facendo si che un momento del genere si trasformasse in un nuovo inizio. Come fango e detriti di ogni specie le informazioni provenienti dal mondo a noi circostante, le notizie di scandali e corruzione, la crisi perdurante dell’economia, del lavoro e della politica, l’accrescersi delle tensioni tra gli Stati, la secolarizzazione galoppante ci piovono addosso e invadono la nostra quotidianità inducendoci a pensare sempre più che un futuro per questa società non è più possibile e che più a nulla vale impegnarsi o credere in qualcosa o in Qualcuno.
Ma così come è stato possibile dopo la devastazione un nuovo inizio per Barcellona, così sarà, in questa “devastazione a rate” che ci viene somministrata, per il mondo, la Chiesa e per ciascuno di noi: da cristiani in cammino e che vivono nel presente della storia dobbiamo essere certi che non saranno le paure ad annientarci, la paura dell’immigrato e del diverso, la paura del terrorismo, la paura di non farcela dinnanzi alle difficoltà, ma che il Signore continua a ripeterci davanti a questi eventi “non temete, sollevatevi e alzate il capo” perché c’è ancora un futuro possibile all’orizzonte, perché non è questo il tempo della fine, perché non è calato ancora il sipario sulle sorti del mondo.
Si avvicina l’Avvento, il tempo dell’attesa in cui, come ebbe a dire don Tonino Bello, sulla terra si attende il ritorno del Signore mentre in cielo è il Signore che attende il ritorno dell’uomo, un ritorno che si potrà realizzare solo con una vita fatta di giustizia, di limpidezza, di purezza, con una forte testimonianza evangelica e con una forte passione di solidarietà. E’ tempo allora di partire e non per ripetere sempre le stesse azioni in modo meccanico ma per provare nella quotidianità a dare un senso nuovo, più bello alla nostra vita e a tutto ciò che ci circonda. L’Avvento sia l’incipit di un nuovo inizio, sia davvero quell’occasione di novità a portata di mano che aspetta solo di essere colta.