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Felicizia non è un’utopia


Più volte, nei suoi interventi al Parlamento Europeo, il Papa ha insistito sulla centralità della persona umana “in balia delle mode e dei poteri del momento” (Discorso al Parlamento Europeo del 25 novembre 2014); nel ribadire l’importanza del patrimonio del Cristianesimo nella formazione socio-culturale del nostro continente, ha sottolineato che tale contributo non costituisce un pericolo per la laicità degli Stati e per l’indipendenza delle istituzioni dell’ Unione, ma un arricchimento, in ordine agli ideali di pace, di sussidiarietà, di solidarietà reciproca, i quali danno vita ad un umanesimo incentrato sulla dignità della persona. E’ interessante come il Papa abbia sempre voluto evidenziare il legame tra laicità dello Stato e Cristianesimo, come fattore imprescindibile nella edificazione di società autenticamente laiche “scevre da contrapposizioni ideologiche, nelle quali trovano ugualmente posto l’oriundo e l’autoctono, il credente e il non credente” (Ai capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea, 24 marzo 2017). Che il rapporto tra la laicità dello stato e l’essere cristiani costituisca il baricentro dei discorsi del Pontefice è prevedibile, soprattutto in circostanze in cui l’ufficialità del ruolo offre l’opportunità di rivolgersi anche ai non credenti e a coloro che professano altre fedi. Diventa qualcosa di sorprendente se è il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a parlare di “buoni sentimenti” nel consueto discorso agli italiani per gli auguri di fine anno. Egli, interpretando le dimostrazioni di affetto e di vicinanza nei suoi confronti da parte dei cittadini come un bisogno di unità, ha posto l’accento sulla necessità di sentirsi e di riconoscersi come una “comunità di vita”, in cui tutti condividano i valori che rendono migliore la nostra società. Sono questi i valori incarnati dagli italiani che compiono il proprio dovere, che si impegnano ad aiutare gli altri in difficoltà, in una gara di solidarietà per dare fiducia e calore umano a chi è stato colpito da catastrofi naturali, ai più deboli, agli emarginati, ai senzatetto, alle famiglie disagiate. Due sono stati a mio modesto parere i passaggi in cui il nostro Presidente ha espresso in maniera velata una sorta di timore nei confronti della possibilità di costruire le condizioni per un’esistenza serena, a causa dell’inasprirsi del dialogo politico e di provvedimenti e affermazioni lesivi della dignità umana da parte di chi dovrebbe, per dovere istituzionale, salvaguardarla.

Il primo riguarda la sollecitazione a togliere le “tasse sulla bontà”, ovvero il raddoppio dell’IRES per tutte le realtà del terzo Settore, impegnate nel volontariato; il secondo è quello relativo al rilancio del progetto dell’Europa dei diritti, della convivenza, della lotta all’odio, della pace. La difesa della dignità della persona, la libertà, la giustizia sono i valori che stanno alla base di una “comunità di vita”, validi fintanto che resteranno uniti alla radice che li ha generati, al Cristianesimo. E’ il Cristianesimo la più grande rivoluzione che l’umanità abbia compiuto, perché “la rivoluzione cristiana operò nel centro dell’anima, nella coscienza morale” (B. Croce, Perché non possiamo non dirci cristiani, 1942). Con il messaggio cristiano fece, infatti, irruzione nella storia degli uomini l’idea che il potere politico non è padrone della coscienza degli individui, ma che è la coscienza di ogni uomo e di ogni donna a giudicare il potere politico. Felicizia, la città ideale creata da alcuni bambini di Torino, fondata sul valore dell’amicizia per il raggiungimento della felicità, di cui è cittadino onorario il Presidente Mattarella, è un’utopia, ma può diventare realtà.

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