Essere popolo
Nei giorni scorsi mi è stato fatto dono di un pregevole volumetto dal titolo “I Reverendi Arcipreti nella storia di Pozzo di Gotto, Castroreale e Barcellona”. Sfogliando le pagine del libro la mia attenzione si è, ovviamente, concentrata sulle figure dei prelati pozzogottesi che nel corso dei secoli, con gli stili propri del loro tempo, hanno contribuito a formare una comunità e un popolo di credenti, ed è bello oggi poter dire di appartenere a questa comunità e sentirsi parte di questo popolo dalle radici profonde e antiche.
Usare la parola popolo potrebbe far credere, di questi tempi, che si ha intenzione di alzare muri, di accentuare le differenze, di avallare un pensiero dilagante che esalta le diversità creando scale gerarchiche. Tutt’altro: parlare di popolo, nel suo significato più autentico, ci aiuta ad uscire dall’individualismo e dall’autoreferenzialità, ci obbliga ad allargare lo sguardo e a vedere nell’altro uomo non un diverso ma un fratello con cui condividere anche, ma non solo, usanze, costumi, lingua,… ci spinge a riscoprire i valori su cui si fonda la nostra identità nazionale ed europea, valori come quelli del rispetto altrui, dell’accoglienza verso chi soffre e chi fugge, dell’aiuto vicendevole, della pace e non piuttosto dell’odio e del rancore.

E’ innegabile che questi capisaldi del nostro essere popolo, italiano ed europeo, risentono, e non poco, del nostro essere parte di un altro e più grande Popolo: quello dei figli di Dio. Attraverso il battesimo siamo entrati a far parte di questo popolo che non è un gruppo esclusivo, non è un’èlite, ma è piuttosto una moltitudine di diversi chiamati e convocati per essere Chiesa, per essere segno dell’amore di Dio che chiama tutti all’amicizia con Lui. Un popolo che si impegna giorno per giorno a rimanere nella sequela del suo Maestro e che è osservante della legge da Lui annunziata ossia della legge dell’amore verso Dio e verso il prossimo che ci sprona ad accogliere l’altro come un vero fratello superando gli steccati mentali delle divisioni, delle paure, delle incomprensioni e degli egoismi.
“Essere Chiesa, essere Popolo, secondo il grande disegno di amore del Padre, vuol dire essere il fermento di Dio in questa nostra umanità, vuol dire annunciare e portare la salvezza di Dio in questo nostro mondo, che spesso è smarrito (…) La Chiesa sia luogo della misericordia e della speranza di Dio, dove ognuno possa sentirsi accolto e amato”: questa esortazione di Papa Francesco ci aiuti, alle soglie della Quaresima, a riscoprire la nostra identità di popolo umano e cristiano che vive non ammaliato dal canto di sirene nefaste, ma al contrario seguendo quella luce buona emanata dal Vangelo.