Stanca speranza e coraggio di osare
«Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: “Dammi da bere”» (Gv 4,6-7).È su questa immagine del vangelo di Giovanni che papa Francesco incentra la sua omelia durante la celebrazione tenutasi nella Cattedrale Basilica di Santa Maria la Antigua di Panama, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, lo scorso 26 gennaio. L’immagine è quella di un Gesù affaticato, stanco, seduto “presso il pozzo”, bisognoso di placare e saziare la sete, recuperare le forze per poter continuare la sua missione.“In questa fatica - afferma papa Francesco - trovano posto tante stanchezze dei nostri popoli e della nostra gente, della nostra comunità e di tutti quelli affaticati e oppressi.” In ognuno di noi diverse sono le cause che posso provocare la fatica del cammino, lunghe ore di lavoro e poco tempo per riposare, pregare e stare in famiglia, tossiche condizioni lavorative e affettive che portano allo sfinimento e logorano il cuore, tutta una gamma di pesi da sopportare. Sono tutte situazioni che ci inducono ad una tentazione che papa Francesco chiama “stanchezza della speranza”, situazioni, come quella del vangelo, in cui “i raggi del sole cadono a piombo e rendono le ore insopportabili, e lo fanno con un’intensità tale da non permettere di avanzare e di guardare avanti. Come se tutto diventasse confuso.”Situazioni che ogni giorno siamo costretti ad affrontare quando, specialmente i giovani, guardiamo al futuro e vediamo una realtà che mette in dubbio le nostre forze e le nostre risorse, quando non ci è consentito praticare la nostra missione o la nostra vita religiosa, quando scopriamo l’esistenza di contraddizioni e sofferenze così prolungate da non saper più nemmeno immaginare qualcosa di diverso rispetto a quello che la realtà continua a porgerci, quando il mondo, per un motivo o per un altro, ci mette in ginocchio.Sono tutte situazioni che conducono ad una “stanchezza paralizzante”, nella quale si cela il grido del Maestro «Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mt 27,46) e dalla cui stanchezza sembra impossibile rifondare la speranza e darle nuova forza e vigore verso un futuro diverso. È in queste situazioni che è assolutamente necessario che ognuno di noi trovi un pozzo, come quello a cui attinge Gesù nel vangelo di Giovanni, dove trovare ristoro e poter placare anche noi la nostra sete e la nostra stanchezza, la stanchezza della nostra speranza.
Ognuno di noi ha bisogno di un pozzo da cui ripartire. Poiché infatti possiamo scegliere se abituarci a vivere con una speranza stanca che porterebbe, a lungo andare, alla sfiducia, alla consumazione della fede, alla rovina o alla versione peggiore di quello che è nato per essere “sale e luce del mondo”, possiamo scegliere se dare spazio ad “una delle peggiori eresie possibili della nostra epoca: pensare che il Signore e le nostre comunità non hanno nulla da dire né da dare in questo nuovo mondo in gestazione"; oppure possiamo trovare il coraggio di osare e dire, come Gesù alla Samaritana, «dammi da bere». Ed è così che possiamo aprire la porta della nostra stanca speranza per tornare senza paura sui nostri passi, per ritrovare fiducia, creatività, per ritrovare l’amore originario e misericordioso di Gesù al nostro primo incontro, sia personale che comunitario. È dicendo «Dammi da bere» in modo sincero che possiamo ridare vita e ossigeno a ciò che sembrava soffocato e schiacciato, poiché troviamo il coraggio di guardare con gratitudine il passato e di vivere adeguatamente il presente senza paura e con una “passione da innamorato”.
Solo trovando il coraggio di osare, e ancor prima, di riconoscerci bisognosi, la speranza stanca sarà guarita e potrà godere di quella «particolare fatica del cuore» poiché re-incontrerà, portando avanti ogni giorno le sfide e tutto ciò che ci è stato affidato, gli occhi di Cristo che continuano a cercarci e il Suo primo sguardo d’amore, per scoprire come la bellezza di ieri diventi base per costruire la bellezza di domani.