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Territori inesplorati... Gli adultescenti

Adultescenti, così con un termine nuovo gli psicologi definiscono i quarantenni ed oltre di oggi. Dal punto di vista anagrafico dovremmo considerarli adulti, ma dal punto di vista psicologico e comportamentale sono ancora adolescenti. La questione certo non è del tutto nuova ed ha una grande rilevanza anche nell’ ambito ecclesiale ed educativo di fede. Praticamente le persone tra i quaranta e i cinquant’anni, cioè quando potrebbero e dovrebbero esprimere vitalità in ogni settore della vita, si sono rarefatti o sono scomparsi dalle comunità parrocchiali. Ripiegati narcisisticamente su se stessi, tra crisi economica e fragilità affettive varie, incerti del futuro, orbitanti pure sulle famiglie d’origine, propensi a godersi gli ultimi scampoli del benessere consentiti, mettendo al primo posto il proprio io ed i propri interessi, difficilmente riescono ad assumersi la responsabilità per l’altro, sia coniuge o convivente, sia dei figli. Insomma, immaturi, privi di ogni consapevolezza di sè, paghi di quello che vivono senza prospettive per il futuro, restano appiattiti sulla quotidianità senza farsi grossi problemi o interrogarsi sul senso dell’esistenza, insensibili e refrattari alle domande religiose. Analfabeti di ritorno sugli aspetti fondamentali della vita cristiana. Sono loro dunque i primi destinatari dell’annuncio evangelico, verso loro dovremmo essere chiesa in uscita, in loro bisognerebbe suscitare il desiderio di un incontro con Cristo per aiutarli a scoprire la ricchezza di senso di ogni situazione esistenziale, per favorire un salto qualitativo nelle motivazioni e negli stili di vita.

L’episodicità di un incontro con questi adultescenti in occasione di eventuali celebrazioni sacramentali quali il loro matrimonio, il battesimo o la prima eucaristia dei figli, è da accogliere come grazia di Dio e momento propizio per una proposta, ma ovviamente non può rimanere fine a se stessa.

Chi mandare in questi territori sconosciuti ed inesplorati? È la domanda che, da tempo, mi inquieta.

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