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Abu Dhabi. Il Papa e l’Imam Umani e fratelli

Papa Francesco dal 3 al 5 febbraio si è recato in viaggio apostolico ad Abu Dhabi negli Emirati Arabi Uniti, accogliendo l’invito dell’erede al trono Mohammad Ben Zayed a partecipare all’Incontro Interreligioso Internazionale sulla Fratellanza umana, alla presenza di 700 rappresentanti di differenti religioni. In tale occasione papa Francesco e l’Imam dell’Università Al-Azhar, (Cairo) Ahmad Al-Tayyeb, la massima autorità teologica e giuridica dell’Islam sunnita, hanno firmato il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, una dichiarazione che rappresenta una tappa importante nei rapporti tra Islam e Cattolicesimo. L’Università del Cairo, in Egitto, è da decenni il centro propulsivo di una interpretazione tollerante dell’Islam, seguito dalla maggior parte dei 2 miliardi di musulmani del mondo, in antitesi all’estremismo wahhabita che è diffuso nei Regni del Golfo e che è degenerato nelle forme di Al Qaeda e Isis. Le perplessità sull’opportunità di un viaggio del papa in Paesi che violano apertamente i diritti fondamentali degli individui sono tante; luci ed ombre rimangono ma papa Francesco incurante di chi lo attacca definendolo avversario della vera Tradizione cattolica, ancora una volta ha voluto percorrere sentieri di dialogo e di confronto, stavolta negli Emirati Arabi, in cui convivono oltre 200 nazionalità diverse e gli stranieri rappresentano la grande maggioranza. Su una popolazione di oltre 9 milioni i cattolici sono circa 1 milione. La visita del papa al mondo arabo non è solo un sostegno ed un incoraggiamento ai cristiani che in quelle terre testimoniano con grande difficoltà la loro fede ma è il segno di un imprescindibile confronto tra culture per la promozione della pace ed il superamento di barriere. Il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune che porta la data 4 febbraio 2019 segna una pietra miliare nella costruzione del dialogo con l’Islam. È un invito alla riconciliazione non solo tra credenti di fedi diverse ma anche tra credenti e non credenti. Papa Francesco e l’imam Ahmad Al-Tayyeb si sono impegnati con tutta la loro responsabilità religiosa e morale in nome di Dio e della fratellanza umana che tutti ci accomuna, a lavorare insieme per la tutela dei bambini, per il riconoscimento e la protezione dei diritti della donna, dei deboli, degli oppressi, dei più poveri ed emarginati. Con questa dichiarazione congiunta i due capi religiosi condannano ogni forma di discriminazione e promuovono la protezione di tutti i luoghi di culto (templi, chiese e moschee). Condannano il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni sottolineando che le sue radici più profonde hanno origine dalle interpretazioni errate dei testi religiosi e dalla strumentalizzazione della religione ma anche da un indebolimento dell’etica, del senso di responsabilità e dei valori spirituali e religiosi. Anche le politiche di fame, di povertà, di ingiustizia, di oppressione che i governi dei Paesi più ricchi impongono ai Paesi più poveri sono generatrici di azioni violente. Affermano con autorevolezza il principio che le religioni non possano incitare mai alla guerra perché la vita è un valore intangibile e Dio non può accettare sentimenti di odio, ostilità, estremismo, violenza o spargimento di sangue. Queste sciagure (che purtroppo tante volte si sono verificate) sono frutto della deviazione dai veri insegnamenti religiosi ma i credenti di religioni diverse possono aiutarsi a vicenda perché la violenza sia bandita e per cercare di mettere fine alla “guerra mondiale a pezzi” che tante vittime innocenti ha già mietuto con la sua distruttiva potenza. La fede porta il credente a vedere nell’altro un fratello da conoscere, sostenere e amare. Dalla fede in Dio, che per la sua misericordia ha creato l’universo e tutte le creature, il credente è chiamato a esprimere questa fratellanza umana, promuovendo la cultura del reciproco rispetto, della collaborazione e della pace. Attraverso questo Documento, le due guide religiose chiedono questo stesso impegno ai Leader del mondo, perché la protezione dei diritti è un’esigenza religiosa e sociale che dev’essere garantita attraverso rigorose legislazioni e l’applicazione delle convenzioni internazionali. È opportuno, essi dicono, che questo documento diventi oggetto di riflessione in tutti i luoghi in cui si opera per l’educazione e la formazione delle nuove generazioni.

Il dialogo, la comprensione, la diffusione della cultura della tolleranza, dell’accettazione dell’altro e della convivenza tra gli esseri umani contribuirebbero notevolmente a ridurre molti problemi economici, sociali, politici e ambientali che assediano il genere umano. E mentre il papa per accorciare ancor più le distanze, si prepara a visitare Casablanca e Rabat in Marocco, penso che anche noi cattolici che abitiamo il territorio della comunità di S. Maria Assunta dovremmo imparare a fare qualche passo in più verso la conoscenza reciproca con i nostri vicini islamici. Mi capita di incrociare i loro sguardi e di cogliere una certa diffidenza che è identica alla nostra. Anche per loro oggi sono tempi difficili. Noi ci limitiamo ad aiutare qualche famiglia che ha più bisogno ma questi gesti di solidarietà pur essendo importanti non possono bastare. Il futuro è incerto e ci preoccupa ma quando dialoghi con loro, quando gli sguardi si incrociano e riesci a fare amicizia (e questo accade soprattutto con le donne) ti accorgi che la paura dell’altro svanisce e ritrovi te stesso nel tuo simile.

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