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Il silenzio ha bisogno di ascolto

Quasi per caso mi sono imbattuto in una nota del diario di Etty Hillesum, una ragazza vissuta negli anni del nazismo: “In me c'è un silenzio sempre più profondo. Lo lambiscono tante parole che stancano perché non riescono a esprimere nulla”. Ecco, all’improvviso, riscopro anch’io la necessità di un silenzio interiore, di un silenzio contemplativo caratterizzato dall’attesa paziente di una voce altra che mi sveli il senso dei miei giorni. E ricordo l’invito di Agostino, invito scaturito da un giovane che ha sperimentato questo percorso: “Rientra nel cuore; lì esamina quel che forse percepisci di Dio, perché lì si trova l’immagine di Dio; nell’interiorità dell’uomo abita Cristo, nella tua interiorità tu vieni rinnovato secondo l’immagine di Dio; nell’immagine di lui riconosci il tuo Creatore”.

È un tempo il nostro di strilloni e di ciarlatani che vendono il loro fumo sulle piazze, fumo che annebbia la vista; tempo di parole urlate che inaspriscono gli animi e fomentano odio e paura dell’altro, parole che stordiscono e anestetizzano le coscienze.

Anche le tante parole della Chiesa sono come prive di forza, depotenziate da un susseguirsi vertiginoso di scandali, avvertite come non vere perché rese poco credibili: incapaci di svelare il mistero, l’enigma che l’uomo è a se stesso.

Questa lontananza dall’essenziale, da Dio, equivale allora alla lontananza da se stessi. Riprendendo Agostino: “tu eri davanti a me; e io invece mi ero allontanato da me stesso, e non mi ritrovavo; e ancora meno ritrovavo te“ (Confessioni V,2,2) sento di dover riprendere il cammino di ricerca di quel Dio che è Dio del silenzio, più profondo in me del mio intimo, e sola speranza di risvegliare in me il senso compiuto di giorni, piuttosto, di tristi speranze.

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