Dio dei viventi
“E' risorto, non è qui !”. E' l'annuncio della Pasqua, il grido di indicibile gioia che rivela il dono del Padre ai suoi figli; anche noi, come un tempo per i discepoli, riceviamo questo annuncio, tanto incredibile quanto lo fu per loro. Sappiamo bene che la morte esercita la sua signoria su ogni vivente ed il sepolcro è il luogo del convegno universale, la sua famelica bocca che divora tutti, ugualmente sconfitti. “L'unica differenza, per altro momentanea, è tra i già e i non ancora morti” (cit.).
La morte, in se stessa, non è un male, lo è invece il nostro modo di concepirla come fine di tutto e di tutti. Ma essa è stata vinta e sconfitta e la pietra è rotolata via per sempre. Siamo nel “Primo dei sabati”, il primo giorno della settimana, il giorno del Signore, lo Shabbat di Dio nell'uomo e dell'uomo in Dio, l'oggi senza tramonto il cui sole è il Signore. Il mistero della morte che si cambia in vita spiazza ogni nostro possibile ragionamento, l'annuncio che il Signore è risorto è assurdo per tutti, anche per gli apostoli ancora prima che per gli ateniesi all'areopago (At 17,32). Il dubbio e l'incredulità sono il luogo dove le nostre attese di morte si scontrano con l'annuncio della vita nuova. Noi però non siamo “come gli altri che non hanno speranza” (1Ts 4,13) dopo la morte, poiché anche noi, come Lui, siamo destinati alla resurrezione. “Dio non è il Dio dei morti, ma dei viventi: tutti infatti vivono in Lui “ (Lc 20,38) e la sua promessa si oppone alle nostre attese come la vita si oppone alla morte, e ci guida dove nemmeno osiamo sperare. Gesù, il Vivente, è risorto; Egli non è rimasto prigioniero della morte, ma vive nella storia e cammina con gli uomini. Il sepolcro vuoto, smentita di Dio ad ogni nostra inimmaginabile attesa, ha generato la Vita nuova; in esso non ci sono più le spoglie di un morto, ma quelle della morte. Gesù non è più nella tomba perché l'amore è più forte della morte ed il sepolcro non è più l'ultima parola sulla vita, ma il letto nuziale dove il Signore s'è unito ad ogni uomo, comunicandogli il suo profumo. Buona Pasqua!